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 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Un’unione civile a ottant’anni. Storia di Franco e Gianni

In un’ora di colloquio non utilizzano mai i termini gay e omosessuale. Franco, 83 anni e Gianni di 78, che sabato sanciranno la prima unione civile di Torino davanti alla sindaca Chiara Appendino, parlano «della nostra condizione». Raccontano la storia di una coppia, di un amore borghese, con il rigore sabaudo di due torinesi doc, senza eccessi o sbavature. «Sono emozionato per la cerimonia – dice Franco, fino alla pensione capo ufficio in una ditta metalmeccanica —. Organizzare un matrimonio è faticoso: gli inviti, gli abiti, le fedi, il ricevimento». Per entrambi, però, sabato sarà «il giorno del coronamento di una storia di amore e rispetto iniziata il 14 luglio del 1964 e proseguita per 52 anni. Questa legge ci semplifica la vita in molte cose: dalla reversibilità della pensione, ad altri aspetti burocratici». I due hanno sempre sperato di regolarizzare la loro unione: «Abbiamo atteso questo momento, con filo di rabbia, perché non capivamo come mai l’Italia restasse indietro in materia di diritti civili». Ma solo un filo di rabbia, sottolineano, nulla di più, «perché abbiamo trascorso un’esistenza serena. Fin dal momento in cui ci siamo conosciuti, a casa di amici. Grazie a Dio siamo sempre stati accettati per quello che siamo. Non abbiamo mai ostentato la nostra condizione, ma non l’abbiamo mai nascosta. Ci siamo meritati il rispetto della gente, dei vicini di casa, dei colleghi». Grazie a Dio, ripete la coppia: «Siamo credenti, anche se non molto praticanti. E poi, considerata la nostra età, è bene pensare all’affidamento a Dio», chiosa Gianni (per anni direttore in un negozio di abbigliamento in centro città) con un velo delicato di ironia. Sul tema adozioni, entrambi sembrano perplessi: «Abbiamo dei dubbi. È una questione che va trattata con intelligenza e buon senso nei confronti dei bambini». Sabato sarà la festa più grande, poi Franco e Gianni torneranno alla loro vita, «ciascuno con suoi compiti e i suoi ruoli. Tra noi non c’è il capo famiglia».