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 2016  agosto 04 Giovedì calendario

Perché Grillo non difende Virginia Raggi?

Narra la leggenda che la Via Crucis del Venerdì Santo finisse un tempo in cima al «Mons Testaceum», il Monte dei Cocci, al Testaccio, la discarica di «testae», i laterizi buttati lì per secoli con i vecchi coppi, le anfore rotte, le terracotte usurate. Quello era, il Golgota. E ancora ai rifiuti è legata la Via Crucis di Virginia Raggi. Messa in croce sulla «monnezza» un attimo dopo l’elezione a sindaco di Roma.
Se lo aspettava. Pochi giorni prima del ballottaggio, aveva detto: «Stiamo notando una serie di movimenti strani attorno alla gestione dei rifiuti: non si riesce a fare la raccolta né a smaltirli e gli impianti stanno diventando discariche. In Campidoglio dicono che si vogliono lasciare questi problemi “al prossimo sindaco”...». È andata peggio del temuto.
Tutta colpa sua? Niente affatto. Da decenni il Comune sapeva di dover fare certe scelte. L’educazione dei cittadini, la differenziata, il riciclo di quanto si può riciclare. Incapace di decidere, ha preferito per decenni, con sindaci di destra e di sinistra, traccheggiare di proroga in proroga fino a fare di Malagrotta (nell’indifferenza generale, spesso: occhio non vede, naso non annusa...) una discarica mostruosa. Il tutto mentre l’Ama gonfiava a dismisura gli organici o si proponeva come «multinazionale della monnezza» firmando contratti per togliere il pattume al Cairo e in Polonia, in Bahrein e a Tegucigalpa fino a cacciarsi a Dakar in un’emergenza da incubo proprio nei giorni dello sgozzamento rituale di 400 mila agnelli.
Chiaro e tondo: errori e misfatti decennali non possono essere risolti in due mesi. Punto. Detto questo, colpisce nel cicaleccio di accuse pelose e di arringhe difensive di maniera, il silenzio assordante di Beppe Grillo. Certo, il fondatore del M5S ha deciso da tempo di fare un passo di lato per lasciare saggiamente spazio alla crescita dei suoi «ragazzi». Una nuova classe politica non nasce dall’oggi al domani. Mai come oggi, però, si avverte il vuoto di una leadership capace, se lo ritiene giusto e necessario, di ringhiare e azzannare in difesa della propria cucciolata.
Ma qui sta il punto. Il Re Leone del movimento è davvero convinto che, fatta la tara alla gioventù, alla inesperienza, alle ingenuità della debuttante, la «sua» cucciolata vada difesa a morsi e zampate? Non è chiaro. Incrociando Grillo col tema rifiuti nell’archivio Ansa, si trovano centinaia di interventi. Uno più duro e sferzante dell’altro. Non una parola su Roma, la «monnezza» e la figura contestatissima di Paola Muraro, da due mesi in qua. Non gli piace ciò che vede e preferisce starsene zitto? L’han ferito le stilettate arrivate da Parma, dove gli ex grillini non perdono occasione per chieder conto, sul tasso di purezza, dei due pesi e due misure?
Dirà: ho aperto il blog all’autodifesa dell’assessore. Sarà, ma al di là dell’ harakiri sulle consulenze all’Ama (386 euro al giorno per dodici anni, ha calcolato Sergio Rizzo: non 76 come ha scritto) il «caso Muraro» sta seminando sconcerto nella base e nel movimento. Già inquieti, a dir poco, per la scelta della sindaca di prendere come vice capo di gabinetto Raffaele Marra, ex stretto collaboratore di Alemanno, Polverini, Marino...
Se anche non ci fosse il conflitto di interessi o fosse secondario rispetto ad altri, era opportuno mettere all’assessorato che segue i rifiuti capitolini una storica collaboratrice dell’Ama che non segnalò mai le storture che notava alla magistratura (compresa «una truffa» agli impianti di Rocca Cencia) perché aveva «un obbligo contrattuale di riservatezza»? Avesse detto una frase simile un assessore berlusconiano o renziano, l’avrebbe passata liscia? E se questo assessore avesse scelto come legale lo stesso difensore di Nanni Fiscon, il direttore generale arrestato due anni fa nell’operazione Mondo di Mezzo?
Tutte domande che, presumibilmente, hanno agitato gli ultimi colloqui tra i notabili del movimento, compreso il vertice che l’altra sera si sarebbe riunito a casa di Di Battista. Tema: vale la pena di arroccarsi su Paola Muraro (accusata dagli ambientalisti di essere «una inceneritorista» e dai duri e puri di essere contaminata dalla «vecchia politica») col rischio di esporre la Raggi, cioè la grillina trionfalmente eletta per dimostrare la capacità di governo dei pentastellati, a un impensabile e rapidissimo logoramento?
Una cosa è certa: l’eredità che si è ritrovata la giovane sindaca è pesantissima. Ma la politica, soprattutto se gioca con la purezza, non fa sconti. Poche settimane, massimo pochi mesi, e se non vedranno una svolta netta tanti romani si daranno di gomito: «Aoh, so’ ttutti uguali». E quella sì, per Beppe Grillo e non solo per lui, sarebbe davvero la sconfitta più atroce.