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 2016  luglio 29 Venerdì calendario

Francesca da Rimini, una mise en scene durata 185 anni. La storia dell’opera più sfortunata della lirica

Questa è la storia dell’opera più sfortunata della lirica. Scritta quasi due secoli fa da Saverio Mercadante, soggetto famoso l’amore proibito di Paolo e Francesca, ambita dai teatri del tempo, ma mai rappresentata. Ogni volta cancellata a pochi giorni dal debutto. Una lunga serie di malaugurati eventi che ha l’ha tenuta per 185 anni lontana da ogni scena. Fino a domani sera, quando Francesca da Rimini sfiderà la sorte e debutterà in prima mondiale al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca nell’allestimento di Pier Luigi Pizzi e la direzione di Fabio Luisi. Un evento musicale trasmesso in diretta da Radiotre.
«Un vero “giallo” della storia della musica», aggiunge Alberto Triola, direttore artistico del Festival. «Questo manoscritto dimenticato, di cui si conoscevano solo le peripezie, è riaffiorato a sorpresa cinque anni fa a Madrid, città che avrebbe dovuto ospitare la prima nel 1831». Tutto sembrava stabilito ma Mercadante non era tranquillo. Aveva saputo che Giuseppe Baroni Staffa stava componendo per il San Carlo un’opera sullo stesso soggetto. In una lettera scaramantica avvertì: «Il Barone stia attento a non montare a cavallo poiché potrebbe rompersi il collo e non comporre più opere. Non vorrei che mi jettasse la mia Francesca da Rimini...». Auspici entrambi andati a segno. Come direbbe Peppino De Filippo, non è vero ma ci credo. Perché il povero Staffa finì disarcionato e Mercadante non vide mai la sua creatura.
Iatture cui si aggiunse quella della «prima donna». A Madrid Adelaide Tosi si ritrovò senza voce e accusò il compositore, suo amante, di aver scritto male la parte. Alla Scala, dove l’opera fu annunciata la stagione successiva, scoppiò la gelosia tra due divine, Giuditta Pasta e Giulia Grisi. La prima sdegnata di non aver avuto il ruolo del titolo ma quello «en travesti» di Paolo, piantò in asso la produzione e scelse «Norma» di Bellini.
«E così Francesca sparì dai teatri e dalla memoria», riprende Triola. «Fino al ritrovamento a Madrid. Non potevo credere ai miei occhi. Subito decido di metterla in programma, quando mi giunge notizia che il maestro Muti ha in mente di dirigerla a Salisburgo. Faccio un passo indietro, ma poi anche il festival austriaco rinuncia all’impresa. E allora, tocca davvero a noi. Francesca da Rimini vedrà la luce nella terra del suo compositore, nato poco lontano, ad Altamura».
Emozionato di ritrovarsi tra le mani un tale gioiello, Pier Luigi Pizzi ha deciso, per dare il massimo risalto ai personaggi e alla musica, di lasciare nuda la scena. «Nuda e nera. A far da sfondo solo l’elegante facciata del palazzo Ducale», anticipa il regista, che invece ha dato enfasi ai costumi «realizzati in materiali leggerissimi, così da potersi agitare nel vento come nel turbine infernale dove Dante incontra i due amanti». Due le scene clou. «Quella della lettura del romanzo che spinge l’uno nelle braccia dell’altro, e il finale. Dove Francesca non finisce infilzata dalla spada del marito Lanciotto ma si butta sul ferro di Paolo, in un ultimo abbraccio all’amante che poi rivolgerà l’arma contro se stesso. Un doppio suicidio come Romeo e Giulietta».
«La vera scoperta è che l’opera è bellissima», interviene il maestro Luisi. «La migliore di Mercadante. Che, forse anche spinto dall’ottimo libretto di Felice Romani, qui si lascia andare a esperienze orchestrali più libere, a una vena poetica per lui insolita. A tutto beneficio dei cantanti». Nel cast di giovani voci Leonor Bonilla sarà Francesca, Aya Wakizono, uscita dall’Accademia della Scala, Paolo. Mentre il turco Merto Sungu sarà Lanciotto. Domani tutti alla prova. A Martina Franca si tengono le dita ben incrociate.