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 2016  luglio 29 Venerdì calendario

Jane Goodall, la donna che si è innamorata degli scimpanzè grazie a un cane

Penso di essere nata amando gli animali. Mia mamma mi ripeteva che prima ancora di imparare a camminare mi perdevo a osservarli». Quello sguardo non ha mai abbandonato Jane Goodall, l’etologa probabilmente più famosa al mondo, che ha dedicato i suoi 82 anni, splendidamente portati, allo studio degli animali e degli scimpanzè in particolare.
Il video del suo abbraccio con uno di loro, Wounda, è diventato virale. Dopo essere stato trovato in fin di vita e curato nell’istituto della studiosa è stato liberato nella foresta. Ma quando la gabbia si è aperta, Wounda anziché correre via ci è salito sopra, si è voltato verso di lei e l’ha abbracciata. «Non è straordinario?», commenta lei come se quel gesto fosse appena successo. «Ogni volta che rivedo il video trovo quell’abbraccio eccezionale. Abbiamo condiviso solo il viaggio in barca, ma deve aver capito il mio sentimento. C’è stata una sorta di telepatia tra di noi».
Quella lingua inspiegabile lei la parla da sempre. «All’inizio della mia ricerca ho conosciuto David Greybeard (il primo scimpanzé che ha visto usare utensili, ndr.). Lui si è accorto presto che lo stavo seguendo. Dopo un po’ si è fermato in uno spiazzo nella foresta e si è seduto. Piano, mi sono seduta vicino a lui. Mi ha guardata dritto negli occhi per qualche istante, poi mi ha preso la mano e ha iniziato a stringere delicatamente ogni dito: aveva capito che le mie intenzioni erano buone». Agli scimpanzé ha dedicato i suoi studi, ma «il mio primo insegnante è stato un cane – racconta -. È arrivato nella mia vita quando avevo 10, 11 anni. Resty non era nemmeno il nostro cane in realtà: viveva in un hotel dietro l’angolo ma veniva da noi ogni mattina alle 6, poi andava a casa sua per pranzo e quindi tornava da noi fino alle 10».
Un’amicizia che, qualche anno«dopo, l’ha aiutata parecchio: «Quando sono andata all’università di Cambridge mi è stato detto che non avrei dovuto chiamare gli scimpanzé con dei nomi ma con dei numeri e che non dovevo parlare di loro come se avessero emozioni o sentimenti. Ero da sempre piuttosto in ansia quando avevo a che fare con dei professori, ma Resty mi aveva insegnato con troppa chiarezza che gli animali avevano senza dubbio personalità, sentimenti, emozioni, una mente. E così, quella volta non mi sono bloccata ma ho portato avanti le mie tesi: sapevo che quello che avevo imparato era vero».
Le loro emozioniOggi in molti la pensano così: «Alla fine anche la scienza ha dovuto convenire. In molti oggi studiano le emozioni e l’intelligenza degli animali che è molto più di quanto si credesse».Jane Godall se ne è accorta da bambina. Lei che dice di sentirsi felice quando è sola nella natura. «Ho milioni di ricordi. Quando sono sola, in particolare nella foresta, ho come la sensazione di essere a contatto con un grande potere spirituale. Ritrovo il miracolo della vita in ciascuna di quelle piante straordinarie, negli insetti, negli animali. Tutto è interdipendente, ogni cosa è in relazione con le altre, in un complesso disegno della vita. In quei luoghi mi sento a casa». La sua vita sembra essere stata un’avventura... «Ed è così. In qualche modo lo è ancora, ogni volta che visito nuovi Paesi, incontro persone che vogliono ascoltarmi. Il mio lavoro è dare speranza».La stessa che ha cercato di trasmettere nello scritto inviato al Festival delle lettere di quest’anno. «Se non si ha speranza nel futuro allora non ha senso nulla. Perché spendersi in battaglie ecologiche? Perché proteggere le foreste? Perché lottare contro l’industrializzazione selvaggia? La speranza è fondamentale, specie per i ragazzi».
Una sola TerraVederla così non significa necessariamente essere ottimisti: «Non so se lo sono, piuttosto mi rendo conto che se non cambiamo qualcosa a breve, davvero sarà troppo tardi. Non ci sono dubbi su questo. Il pianeta ha risorse naturali limitate e sappiamo già che se tutti consumassero come noi occidentali servirebbero 4 o 5, qualcuno dice 6 pianeti. E invece ne abbiamo solo uno, quindi qualcosa deve cambiare». Non ha paura di dire che se avesse la bacchetta magica, ridurrebbe (se non comportasse sofferenza) il numero di persone sulla Terra. «Sarebbe giusto. Gli economisti hanno questa idea folle secondo cui lo sviluppo economico può essere illimitato. Invece non è possibile. Stiamo già sperimentando il risultato della sovrappopolazione, per esempio con i cambiamenti climatici. Mi guardo intorno e vedo persone sempre più concentrate su loro stesse. Cosa sta succedendo? Molti di noi scelgono di vivere per i soldi piuttosto che avere i soldi per vivere». Una studiosa che ha speso la vita a spiegare quanto gli scimpanzè sono simili a noi crede in Dio? «Sì, credo in un grande potere spirituale – dice, spiazzando ogni pronostico -. Non ho altre parole se non chiamarlo Dio. Credo che ci sia qualcosa oltre la nostra vita». Quindi la scienza non spiega tutto? «No, non lo fa. Gli scienziati sono molto felici di raccontare che l’inizio dell’universo c’è stato con il Big Bang. Ok, diciamo che hanno ragione, tutto è iniziato così. Ma cosa c’era prima del Big Bang? Cosa lo ha provocato? Qualcosa prima c’era. Non so se fosse Dio o qualcos’altro, ma è quello che ho scelto di credere: nessuno può provarlo, ma nemmeno che non esiste. Lui o lei».
Cambiare le coseEssere stata donna e aver fatto quello che ha fatto è stato mai un problema? «No, non lo è stato perché non ero una donna a competere in un modo dominato dagli uomini, che è generalmente quello che succede. Sono stata fortunata perché ero una donna a fare qualcosa che nessuno, allora, stava facendo». Se tornasse indietro, non cambierebbe nulla. Ma la tentazione di cedere almeno un po’ a una vita più rilassata proprio non l’ha mai avuta. «Le persone mi dicono: perché non rallenti un po’? Ma, anzi, è proprio adesso che ho meno tempo a disposizione che devo accelerare. Non lo farei se non credessi che il mio impegno non possa cambiare almeno un pochino le cose. Ognuno di noi può farlo: ogni singolo individuo, ogni singolo giorno fa una scelta». Del resto «sono le esperienze che decidi di fare ogni giorno quelle che poi determinano chi sei. Mia mamma mi diceva sempre: se vuoi davvero qualcosa devi lavorare sodo, cogliere le opportunità e non arrenderti mai». Lo ha fatto.