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 2016  luglio 28 Giovedì calendario

Si torna a discutere di auto blu

C’è chi le ha eliminate da anni, chi è appena arrivato e vorrebbe farlo, chi non si fa problemi a estenderne l’utilizzo anche a consiglieri personali e chi viene addirittura “paparazzato” dagli avversari per averla usata. È toccato l’altro ieri a Chiara Appendino, sindaca di Torino, fotografata da un funzionario del Pd mentre scendeva dall’auto di servizio in sua dotazione (una Giulietta grigio metallizzato) al suo arrivo a Palazzo Lascaris, sede del consiglio regionale del Piemonte, per incontrare il governatore Sergio Chiamparino.
Un comportamento che, per i democratici, smaschererebbe la Appendino e la farebbe entrare in quella casta (o “ka$sta”, nel gergo dei social) messa sotto accusa proprio dai 5 Stelle. «Aveva detto: userò il taxi e non l’auto con l’autista. Appendino bugiarda», attacca il senatore Pd Stefano Esposito. E così, dopo un periodo di “dormiveglia”, riesplode la polemica sulle famigerate auto blu, simbolo del privilegio dei politici, prima voce di costo aggredita da chiunque sia stato eletto negli ultimi 9 anni, da quando, insomma, il termine “casta” è entrato nel gergo comune. Risplode mettendo in contrapposizione soprattutto Pd e M5S. Perché se a Torino è l’Appendino a finire sotto accusa (ma il suo staff smentisce: «La sindaca non ha mai detto che avrebbe rinunciato all’auto di servizio. Ne abbiamo mantenuta solo una, prima erano tre»), in Campania c’è chi va controcorrente. Lì, la bufera travolge il governatore dem Vincenzo De Luca, attaccato prima dal centrodestra regionale, poi anche da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, per la sua decisione di estendere ai suoi 13 consiglieri politici (non si tratta né di eletti né di assessori) l’uso dell’auto di servizio. Ora, dopo le polemiche, De Luca sarebbe pronto a fare retromarcia in Consiglio. Ma, come denuncia Forza Italia, «dopo ben 20 giorni di fuga in ordine sparso della maggioranza speriamo che il centrosinistra non faccia cadere di nuovo il numero legale e si scriva la parola fine a questa brutta storia di privilegi della casta». Altrove, a Parma e Livorno, i sindaci 5 Stelle Pizzarotti e Nogarin le auto blu le hanno già tagliate da tempo. A Roma (dove Ignazio Marino, appena insediato, deliberò la vendita di due Lancia e un’Alfa Romeo usate da Gianni Alemanno), invece, la sindaca Virginia Raggi non ha ancora deciso cosa fare. Lei, dopo la sua elezione, è stata sottoposta a una “tutela” da parte della questura che la accompagna nei suoi spostamenti. Gli assessori, al momento, hanno diritto all’uso dell’auto di servizio ma, dicono dal Campidoglio, non la utilizzano. Nel frattempo, chi si è mosso è stato il presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, che ha avviato il taglio di 5 auto per i componenti dell’ufficio di presidenza dell’Aula. Poi si procederà all’eliminazione di altre 9 vetture, quelle a disposizione dei capigruppo. Tagliati anche i permessi Ztl e sosta (valore 2.040 euro l’anno l’uno) per i 48 consiglieri. Ai quali è stata confermata, però, la tessera per viaggiare gratis sui mezzi pubblici. «E verrà messo anche un tetto ai rimborsi taxi», annuncia De Vito.
Gli autisti e le vetture “tagliate”, però, rimangono in carico al Comune. L’intenzione sarebbe quella di utilizzarle non più per i politici ma per fini sociali o per il trasporto dei disabili. Restano i costi, ma in quel caso, senza più casta.