Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 26 Martedì calendario

La quindicenne ricattata dal fidanzato, filmata e stuprata da un branco di minorenni. A Napoli

Violentata a 15 anni dal branco. Costretta con il ricatto dal ragazzo che amava ad avere rapporti con altri undici coetanei. Minacciata, spaventata, umiliata, prima di trovare il coraggio di denunciare. Lo scenario del film dell’orrore è un paesino di seimila anime ai piedi dei Monti Lattari, provincia Sud di Napoli, così piccolo che è impossibile tenere segreti.
Lei – la chiameremo Daniela – ha 15 anni, conosce quel giovane di 16 da sempre. Crede che sia il grande amore della sua vita. Quel ragazzo che le ha fatto perdere la testa ha il fascino del capo, è un bullo, ottiene sempre quello che vuole. Daniela è succube. Pur di fidanzarsi con lui cede al ricatto che il giovane le propone: «Mi metto con te solo se facciamo sesso». E Daniela, adolescente ingenua e convinta di seguire la strada dei sentimenti, accetta.
Viene portata in aperta campagna, fa l’amore con il ragazzo dei suoi sogni, precipita nell’incubo. Perché subito dopo scopre di essere stata filmata da un amico del suo grande amore durante il rapporto sessuale. Il fidanzato svela il vero volto del cinico ricattatore: «O fai l’amore con i miei amici oppure facciamo girare il video con i WhatsApp».
Daniela è finita in un mondo che non conosceva. Subisce lo stupro degli amici del ragazzo che ama. Non una, tre volte. In tre occasioni diverse. Va agli appuntamenti con il fidanzato come al patibolo. Prima il sesso con lui, poi con gli amici convocati, nelle diverse occasioni, dai comuni vicini. Pimonte, Gragnano, Vico Equense. E ogni volta gli stupri vengono filmati dagli aguzzini, finiscono sull’applicazione di messaggistica.
Intanto Daniela tace. Perché ama quel ragazzo e perché sa che è nipote di un boss della camorra. Che uno dei violentatori è figlio di un suo alleato. Che un terzo ha la zia latitante per reati associativi.
È prigioniera di un amore senza speranza, ma anche dell’angoscia che si venga a sapere cosa è successo, della paura della camorra. E poi l’incubo dei social network, di quei filmati che sembrano essere il vero motivo di quanto è accaduto. Stuprata per poterlo dire al mondo e non per la violenza fine a se stessa.
Eppure l’orrore la terza volta la fa crollare. Racconta tutto ai genitori. Gente modesta ma per bene, che non teme quella camorra che ha rovinato il paese. E che si precipita dai carabinieri per denunciare l’orrore vissuto dalla figlia adolescente.
Ieri gli investigatori hanno arrestato il giro di giovanissimi stupratori collegati al nipote del boss su tre diversi comuni. Sono undici, sono tutti minorenni tra i quattordici e i diciassette anni. C’è il fidanzato che ha ideato la trappola con tutti i suoi amici. Ma c’è anche un dodicesimo indagato, che è stato riaffidato alla madre (il padre è in carcere) perché non imputabile. Ha partecipato allo stupro di gruppo pur non avendo ancora compiuto quattordici anni. Un bambino con gli altri piccoli mostri. Accuse pesanti: violenza sessuale di gruppo ma anche minacce. Storia dell’orrore che si ripete con frequenza allarmante e con modalità inquietantemente simili. San Valentino Torio (Salerno), lo scorso 26 giugno.
Anche qui una adolescente e un ragazzo che lei conosce bene con cui si apparta in un garage. Arrivano gli amici, la stuprano e riprendono la violenza. Come nel caso di Pimonte, la vittima conosce gli aguzzini. Vengono arrestati in cinque, il gip li terrà in un carcere minorile altrimenti «potrebbero farlo di nuovo. Sono pericolosi».
In ogni caso si trovano le tracce sui social network, che sia per la vicenda di San Valentino sia per quella di Pimonte sembrano quasi essere il fine ultimo delle aggressioni.
Daniela è costretta a subire anche la visione di quei filmati. Un incubo che si ripete per tre volte. Eppure, spiegherà alla psicologa, è convinta, ogni volta, che sia l’ultima. La ragazzina tace ma è in gabbia.
In paese circola la voce di uno stupro. La notizia finisce sul blog di un residente. Succede l’impensabile. Il fidanzato sedicenne autore di quel giro di violenze minaccia chi ha messo su Internet la storia, lo fa in piazza, davanti a decine di testimoni. E per quel potere che gli deriva dalla famiglia di camorra l’autore del blog fa sparire la notizia dello stupro. Ma Daniela ha oramai deciso. Denuncia tutto.
«Chi ha coltivato questa perversione lo ha fatto per divertirsi – commenta Gennaro Giordano, parroco reggente di tre chiese a Pimonte al quale si sono rivolte le famiglie di due degli arrestati per chiedere consiglio – È stato uno “svago”. Tutto questo però ora assume le sembianze dell’orrore».