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 2016  luglio 23 Sabato calendario

C’è un’emergenza cacao. Colpa di un bruco vorace

Un bruco vorace sta mettendo a repentaglio le coltivazioni di cacao in Costa d’Avorio, il principale produttore mondiale della fava, ingrediente base del cioccolato. In poche settimane 20 mila ettari vocati a cacao sono stati fagocitati dall’Acaia catocaloides, il nome scientifico di questo bruco che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura del paese africano.
Per i ricercatori del centro nazionale di ricerca agronomica non c’è dubbio: è una grave minaccia per la produzione di cacao.
La Costa d’Avorio nel 2015 ha prodotto 1,8 milioni di tonnellate di cacao e questa coltivazione rappresenta il 15% del pil ivoriano, oltre ad essere la fonte di sostentamento per tanti piccoli agricoltori che però, adesso, vedono le loro piantagioni mangiate da questo bruco e sono praticamente inermi davanti all’attacco.
Come racconta l’Agenzia France Presse, citando Kra Kouame, direttore del dipartimento dell’agricoltura di Taboo, tutto è partito da un piccolo villaggio da dove, nel giro di un mese, i bruchi avevano poi colpito seimila ettari di cacao. La diffusione, dunque, è molto rapida: mangiano foglie, fiori e frutti di cacao giorno e notte, marciando alla ricerca di nuovo cibo dopo aver fatto fuori una coltivazione. Dopo il passaggio di questi terribili animaletti, delle piantagioni non resta che un ammasso di arbusti senza foglie, essiccati dal sole. «Il lunedì era tutto nella norma, racconta un produttore, e al venerdì non avevo più nulla».
Ma come è possibile che una tale minaccia per l’agricoltura della Costa d’Avorio si sia presentata senza nessun preavviso? Secondo Nanga Coulibaly, componente del Consiglio nazionale del caffè e del cacao (l’organo di regolazione della filiera), tutto potrebbe essere legato al riscaldamento globale: il fenomeno avrebbe neutralizzato i predatori naturali del bruco, che così ora avrebbe campo libero per moltiplicarsi senza controllo e colpire le coltivazioni di cacao. L’agricoltura ivoriana, inoltre, sta facendo i conti con la siccità: nei primi sei mesi dell’anno, racconta Afp, ci sono stati solo 13 giorni di pioggia contro i 28 del primo semestre del 2015. Ma per Coulibaly, il rischio di una propagazione incontrollata del bruco sarebbe da escludere, così come il coinvolgimento di altre colture, perché sono entrate in azione squadre per la diffusione dei pesticidi e la situazione è attentamente monitorata.