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 2016  luglio 23 Sabato calendario

L’arca degli immortali che aspettano un’altra vita a 140 gradi sotto zero

I più spregiudicati lo chiamano già “l’Arca dell’immortalità”. Altri si limitano – si fa per dire – a definirlo “la Mecca della crionica”. Sul sito web del progetto, i fondatori lo descrivono ambiziosamente come «parte di un piano per sconfiggere l’invecchiamento e in definitiva la morte». Timeship – così si chiama il progetto – nascerà a Comfort, in Texas. Progettato dall’architetto Stephen Valentine, ambisce a diventare il principale centro mondiale per la conservazione del Dna di specie a rischio di estinzione, la più grande biobanca di organi umani e un luogo potenzialmente adatto a conservare circa 50.000 corpi “congelati”.
I fondatori sono due imprenditori, Bill Faloon e Saul Kent, entrambi attivi da tempo nel campo della “ricerca per l’estensione della vita”. Un progetto che sembrava fantascienza fino a una decina di anni fa, quando una serie di problemi sembravano insormontabili. A temperature molto basse, infatti, l’attività chimica del metabolismo rallenta ma il rischio è che l’acqua nei tessuti congeli danneggiandoli. Una nuova tecnica sviluppata all’inizio degli anni Duemila, la “vetrificazione”, sembra aver dato la svolta: con questo nuovo sistema, basato tra l’altro sull’uso di crioprotettori e congelamento rapido, un rene di coniglio è stato prima congelato e poi trapiantato con successo da un gruppo di ricerca californiano, che entro cinque anni spera di poter fare altrettanto con un organo umano. E se la possibilità di conservare corpi interi appare ancora lontana e per molti aspetti discutibile, quella di conservare gli organi risponde a esigenze più attuali, come quella di rendere disponibili più a lungo organi che talvolta non riescono ad essere trapiantati in tempo, o cellule che potrebbero più tardi essere usate a scopo terapeutico a beneficio dello stesso donatore.
«Porteremo le persone nel futuro», ha dichiarato recentemente l’architetto Valentine al New Scientist. L’uso della criopreservazione come “macchina del tempo” è ben noto, del resto, agli appassionati di fantascienza. Nel classico di Robert Heinlein La porta sull’estate (1956), il protagonista la usava per tornare nella propria era, dopo aver viaggiato indietro nel tempo per correggere i propri errori. Nel 1962 il fisico americano Robert Ettinger pubblicò The Prospect of Immortality, considerato (anche grazie al prezioso endorsement di Isaac Asimov) il testo fondativo della crionica. Ma se davvero la “navicella del tempo” di Timeship intende traghettare come una novella Arca nel futuro tessuti e corpi interi, non dovrà affrontare solo le sfide della ricerca biomedica di frontiera. Il centro progettato da Valentine dovrà infatti essere in grado di durare almeno un secolo, continuando a garantire ai suoi “ospiti” temperature costanti anche in caso di catastrofi naturali e interruzioni nella fornitura di energia. Tessuti e organi saranno conservati con un innovativo sistema di mantenimento della temperatura (-140 gradi, rispetto ai -196 abituali nella criopreservazione, e ritenuti a rischio di danneggiamento dei tessuti) capace di autoregolarsi senza bisogno d’intervento umano.
E se Timeship è un progetto, seppur finanziato con milioni di dollari, c’è chi nella crionica è già attivo da un pezzo. Come la Alcor Life extension foundation, con sede a Scottsville, Arizona, dove è conservato il corpo dello psicologo James Bedford, primo essere umano ad essere stato sottoposto a criopreservazione nel 1967.
Oggi la Alcor ha un migliaio di “soci” in tutto il mondo. Non promette loro la vita eterna, ma l’accurata conservazione «in attesa di riportarli in vita in un mondo in cui si possa controllare il processo d’invecchiamento. Ciò che facciamo è in realtà allungare il tempo in cui una persona è sospesa tra vita e morte. In fondo è un’estensione della medicina d’emergenza», spiega il presidente Max More. La stragrande maggioranza di chi ha firmato il contratto godeva di ottima salute. Una minoranza è affetta da patologie incurabili. Sul sito si possono vedere i profili di alcuni soci (scienziati, registi, insegnanti, informatici) e le storie di alcuni pazienti: l’ultima è Katie Friedman, paziente n.145, deceduta dopo una caduta a 98 anni. Alcuni hanno voluto affrontare la criopreservazione accanto al proprio cane o gatto, proprio come il protagonista del romanzo di Heinlein. Diventare soci Alcor al momento costa circa 200.000 dollari, abitualmente pagati attraverso una polizza vita che il socio intesta alla fondazione. Una bella cifra per la maggior parte di noi. A meno che lo si consideri, come suggerisce Valentine, un biglietto di sola andata per il futuro.