Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 23 Sabato calendario

«So una sega io di questa storia degli alberghi pagati al generale Toschi...»

Riccardo Fusi, costruttore, socio di fatto di Denis Verdini e suo coimputato nel processo per il crac del Credito Fiorentino, condannato in Cassazione per la corruzione negli appalti per la Scuola dei Marescialli, è fuori dalla grazia di Dio. «Ogni volta lo stesso schifo. Come se fossi l’uomo nero. Mentre sono la vittima. Adesso pure il generale Toschi ci mancava. So una sega io di questa storia degli alberghi… L’ho scoperto stamattina leggendo Repubblica che è stato due volte mio ospite a Bergamo dell’Una hotel. L’avrò visto due volte in vita mia il generale Giorgio Toschi. A due cene con altre decine di persone. Non avevamo rapporti e le camere non me le ha mai chieste. Me lo ricorderei».
E quindi quelle due fatture pagate dal gruppo Btp per due soggiorni del generale all’Una hotel di Bergamo nel 2008 come le spiega?
«Per carità, le carte sono le carte. E quindi in quell’albergo c’è stato. Detto questo non lo so. Toschi avrà fatto chiamare o avrà chiamato direttamente il direttore dell’albergo».
Possibile che qualcuno chiamasse per soggiornare gratis in un suo albergo senza che lei lo sapesse? Con tanto di raccomandazione poi di far trovare in stanza un cesto di frutta fresca. Per altro, quella mail di raccomandazione parte da un indirizzo che sembrerebbe di sua moglie.
«Guarderò e proverò a ricostruire. Detto questo, che interesse avrei avuto a ospitare Toschi?».
Questo lo chiedo io a lei.
«Io nel 2008 ero sereno. Non avevo nessun controllo in atto della Guardia di Finanza. I miei guai sono cominciati nel 2010, con le indagini del Ros e quando ricevetti l’avviso di garanzia. Allora cominciò tutto il casino».
Appunto. Converrà che non è peregrino pensare che ospitare l’allora comandante regionale della Finanza in Toscana nei suoi alberghi fosse un modo per continuare ad essere sereni.
«Due soggiorni da neanche 200 euro l’uno. Ma su, siamo seri...».
E come è allora che nella lista dei suoi ospiti a scrocco c’è anche un altro ufficiale della Finanza. Marco De Fila, all’epoca comandante a Prato, sede legale del gruppo Btp?
«Non penso proprio che De Fila sia stato ospite di qualche mio albergo. Lo ricorderei».
Quindi lo conosceva.
«Lui sì. Lo conoscevo bene. Me lo avevano presentato degli amici comuni. E ci si è frequentati in diverse occasioni conviviali. Cene a Prato e cene a Forte dei Marmi, dove ci si vedeva l’estate al mare. Anche se pure con lui non si parlava mai di lavoro. Ecco, magari le stanze a Bergamo per Toschi potrebbe averle chieste De Fila. Magari avrà chiamato e avrà detto alle prenotazioni “fate la cortesia perché arriva il mio comandante e poi ci penso io ad avvisare il Fusi”. E poi si è dimenticato di dirmelo».
Diciamo che lei era un uomo generoso con i finanzieri.
«Io ero disponibile con chiunque mi chiedesse una mano. Ma è una cazzata dire che il mio fosse un sistema corruttivo. In dieci anni da imprenditore quanti ospiti ho avuto? Questa di Toschi mi sembra la stessa storia dell’elicottero di Renzi».
Perché?
«Renzi era sindaco. E una sera, mentre ero a cena, mi telefona Andrea Bacci (imprenditore che ristrutturò la villa di famiglia del premier a Pontassieve, suo amico e scelto nel febbraio scorso come ad di Telekom sparkle, ndr) e mi dice: “Guarda, Matteo deve essere stasera a Milano dalla Bignardi alle Invasioni Barbariche e ha fatto tardi. Non è che hai l’elicottero?”. Io gli fò: “L’elicottero è a Calenzano. Devo vedere come è messo il pilota e capire per il piano di volo”. Dopo mezz’ora mi richiama Bacci e mi dice: “S’è risolto in altro modo”. E quindi non se n’è fatto nulla. Ora, che cosa avrei dovuto fare? Dire “no, l’elicottero non te lo presto”»?
Anche a Costanza Palazzo, figlia dell’allora Presidente del Tribunale di Prato era sua ospite.
«Lasciatela stare. Aveva una malattia e dopo le cure la ospitavo a Bologna. Conosco il padre e la madre da 30 anni».
Tommaso Verdini, figlio di Denis, invece? Scendeva gratis all’hotel al Forte dei Marmi.
«Tommaso ha l’età dei miei figli. L’ho visto crescere. E mi ha chiesto ospitalità una volta sola. Lo ha fatto personalmente e per questo me lo ricordo. Era sceso alla Capannina e aveva fatto tardi. E quindi per non fargli fare la strada di notte dopo aver magari bevuto, gli ho fatto avere la camera. Mi creda, io non sono un delinquente e non sono abituato a dire cazzate».
Diciamo che lei era generoso con gli amici e gli amici erano generosi con lei. La Finanza in Toscana non le dava noia e la banca di Verdini, per esempio, le dava una mano.
«Io di mestiere faccio l’imprenditore. E se ho un’opportunità la sfrutto. Se avevo possibilità di un finanziamento, la prendevo».
L’amicizia con Verdini è finita?
«È come quando non esci più con una ragazza. Dopo un po’, finisce. Con Denis siamo cresciuti insieme. L’ho rivisto in tribunale un paio di mesi fa. Non lo vedevo e sentivo da due anni e mezzo. Diciamo che io ho perso tutto, mentre lui è ancora onorevole ed è riuscito a difendere il suo patrimonio. Del resto, io che il sistema delle tangenti l’ho denunciato, sono stato condannato per la scuola dei Marescialli. Diego Anemone, che le tangenti le pagava, è stato prescritto. È la giustizia italiana».