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 2016  luglio 23 Sabato calendario

La ricca Baviera colpita al cuore

A Capodanno, un fallito attentato islamista alla stazione centrale di Monaco. Sventato, secondo la polizia, per una soffiata dei servizi segreti francesi e americani. Negli ultimi due mesi, due attacchi al grido di “Allah Akbar” sempre nel Land di Monaco, in Baviera. Il primo, a maggio, in un paesino a sudest del capoluogo: uno squilibrato accoltella quattro persone all’alba, su un treno regionale. Un falso allarme, per chi credeva in un primo, serio episodio di matrice jihadista: l’aggressore era un tedesco con problemi psichiatrici. Ma una settimana fa un fatto più serio, che ha riempito di angoscia la Germania, risparmiata finora dalla furia dell’Is che ha falciato miriadi di vite in Francia e in Belgio. Riaz, un profugo diciassettenne afgano arrivato in Germania dieci mesi fa, si avventa con un’ascia e un coltello su una famiglia di cinesi, su un treno per Würzburg e poi muore, ucciso dalla polizia.
Ieri sera, la Baviera è stata colpita al cuore. Con l’attacco più serio registrato sinora in Germania, con Monaco che ieri sera sembrava una città assediata. Sul movente, non si sa ancora nulla, anche se in città è stato dichiarato lo stato d’emergenza e la polizia parla di «terrorismo». Ma Monaco è la città che più di ogni altra è stata simbolo nel 2015, l’anno della grande migrazione e della più grave crisi politica vissuta da Angela Merkel.
In autunno hanno fatto il giro del mondo le immagini dei treni pieni di profughi che arrivavano via Balcani dalla Siria, dall’Iraq o dall’Afghanistan e venivano accolti dagli applausi di centinaia di tedeschi alla stazione. La città affacciata sulle Alpi è stata l’approdo della stragrande maggioranza del milione di rifugiati arrivati in Germania l’anno scorso. Tuttavia, è proprio dai confini bavaresi che è partita lo scorso inverno la chiusura che ha poi contagiato l’Austria e i Paesi balcanici – un fatto che spesso viene dimenticato.
Ma Monaco è anche l’elegante capoluogo della regione più ricca della Germania, sede di colossi come Bmw e Siemens, del principale quotidiano, tra i non tabloid, la
Sueddeutsche Zeitung e della squadra più imbattibile del paese, il Bayern di Monaco. E la Baviera è il Land che più di ogni altro si è opposto alla “politica delle porte aperte” avviata da Angela Merkel l’estate scorsa.
A conferma, dopo una breve tregua, i vertici del partito che la governano da sempre, i conservatori della Csu, sono tornati a chiedere in questi giorni, dopo l’attacco del profugo diciassettenne a Würzburg, di controllare più strettamente i confini. E Horst Seehofer, governatore della Baviera, ha chiesto di nuovo di introdurre un tetto di 200mila arrivi.
Il ruvido capo della Csu ha condotto lo scorso inverno una guerra senza quartiere contro la cancelliera che ha profondamente scosso il governo di Grande coalizione, ed è arrivato persino a minacciare l’uscita dal governo. L’ala bavarese dei conservatori tedeschi si è scagliata contro Merkel per mesi, chiedendo di respingere i profughi alla frontiera, soprattutto di stabilire un tetto numerico agli arrivi. Un braccio di ferro che era rientrato solo di recente. Ma la ferita, se dovesse trattarsi davvero di un attentato di matrice jihadista, è destinata a riaprirsi. E la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2017 rischia di diventare una guerriglia senza fine.