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 2016  luglio 23 Sabato calendario

Fotografie di Lucio Dalla

In quella piazza grande che è piazza Venezia a Roma, il Vittoriano, l’Altare della patria simbolo dell’unità repubblicana, ospita nella Sala Zanardelli la prima mostra fotografica sul più irregolare dei cantanti italiani: Lucio Dalla, immagini e suoni. Da oggi fino al 2 ottobre la vita dell’autore di tanti pezzi che costituiscono una biografia anticonformista della nazione è leggibile attraverso le immagini scattate da sei fotografi che lo hanno conosciuto e immortalato.
Giovanni Canitano, Guido Harari, Fabio Lovino, Carlo Massarini, Fausto Ristori e Luciano Viti hanno tutti avuto a che fare col cantante bolognese scomparso a 68 anni nel 2012 per un infarto a Montreux, in Svizzera, dove si trovava per un concerto. Morto praticamente cantando e vissuto ridendo, a guardare le foto della mostra e stando al racconto di fotografi come Guido Harari, che lo incrociava negli Anni 70 alle Tremiti: «Gli chiedevo di fotografarlo e lui mi rispondeva di aver fatto un voto che glielo impediva, o si dava malato sul Catarro, questo il nome della sua barca. È stato un grande burlone. Quando lo convinsi, finalmente, mi diede appuntamento a Bologna nella sua casa museo. Rimasi ammutolito davanti alla sua collezione d’arte che aveva iniziato da giovane. Difficile tenere fermi gli occhi. Per concentrarmi lo portai fuori, sulla piazza dove nacque una delle sue canzoni più famose».
In realtà Piazza Grande è a Modena, quella centrale di Bologna si chiama Maggiore. Ma come spiegò lo stesso cantautore, lui si ispirò alla modenese come eponimo di tutte le piazze ideali del mondo. Piazza Grande insomma non è a Bologna come da nessuna altra parte, ma è ovunque ci siano panchine, innamorati e stelle. E questa scelta ne ha fatto un classico.
Avventure di un istrione
Harari ricorda il carattere istrionico del personaggio: «Oltre alla foto (qui a fianco, ndr) in cui si mostra stupefatto, ne facemmo un’altra in cui volavano i piccioni e lui si dimostrò complice nel pestare ripetutamente i piedi a terra per fare scena. Un altro caso storico è la foto di Carlo Massarini, anch’essa esposta, con i giocatori di basket».
Se la ricordano bene i tifosi della Virtus Bologna, di cui pure Dalla era fan sfegatato. Eppure quella volta tradì. Come avvenne? Anche lì una burla. La racconta Massarini: «Allora lavoravo per una rivista di musica. Dalla era a Roma e parlando di basket ci venne l’idea di scattare una sequenza di foto, dallo spogliatoio al campo, in cui lui fingeva di giocare nella squadra di Roma. In quelle scene dimostra tutto il suo istrionismo. Un’altra volta – continua Massarini – mi chiamò: “Andiamo sul Terminillo con Renzo Zenobi”, un cantante meno conosciuto che voleva aiutare. E facemmo le foto sulla neve. Era così: gli veniva un’idea, alzava il telefono e si partiva. Nella Roma artistica degli Anni 70, che frequentava anche per l’amicizia con Antonello Venditti, si trovava a suo agio».
La mostra, a cura di Ernesto Assante, dedica ingegnosamente uno spazio al documentario Senza Lucio di Mario Sesti: «Tutti si riconoscono nelle sue canzoni, ma pochi sanno delle sue altre passioni. Amava il cinema – rivela il regista -. Lo coinvolsi in rassegne estive, da Pantelleria a Ventotene, col suo compagno Marco Alemanno. Era appassionato anche d’arte e stava scrivendo con Antonio Forcellino un saggio non finito su Michelangelo. Quando è morto mi sono sentito orfano». Come tutta la nazione.