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 2016  luglio 23 Sabato calendario

Tim Kaine, il moderato che Hillary cercava

Ha giocato sull’attesa Hillary Clinton per catalizzare l’attenzione dell’America e levare visibilità a Donald Trump già nel «day after» della sua incoronazione a candidato repubblicano per la Casa Bianca. C’è chi dice che la Convention di Hillary sia iniziata ieri, a centinaia di chilometri di distanza da Filadelfia dove da lunedì a giovedì 28 si riuniranno gli stati maggiori del partito democratico. È iniziata tra Orlando e Tampa, in Florida, da dove l’ex segretario di Stato ha tenuto tutti col fiato sospeso per ore, scatenando i bookmaker.
Il senatore Tim Kaine è il più quotato della ristretta lista di papabili, avendo ricevuto l’endorsement di Barack Obama e Bill Clinton. La doppia benedizione non è casuale visto che la scelta dei finalisti è avvenuta seguendo una metodologia scientifica da parte di Hillary e del suo staff. L’annuncio è arrivato per sms, prosecuzione di quel gioco di social e text con cui la candidata democratica ha risposto colpo su colpo alle bordate provenienti da Cleveland.
La presentazione ufficiale è attesa per oggi a Miami, una delle tappe del tour della Clinton in Florida, «swing state» per antonomasia. A far pendere la bilancia per Kaine anche il fatto che Hillary ha deciso di presentare il suo «running mate», il compagno di corsa, in Florida davanti a un elettorato ispanico. E Kaine fra i punti a favore ha anche quello di parlare spagnolo.
Ad aspirare al «ticket» sono anche Tom Vilsack, attuale segretario all’Agricoltura, il collega del dicastero del Lavoro, Tom Perez, e il senatore del New Jersey, Cory Booker, oltre a Elizabeth Warren.
Ma in realtà la candidatura di Kaine è emersa prepotentemente proprio nel corso delle primarie per la sua caratura anti-trumpiana. «É bianco e può far presa sull’elettorato di centro-destra più moderato, come i “NeverTrump”», spiegano fonti vicine agli ambienti democratici. Ha 58 anni, è molto popolare ed esperto in materia di sicurezza, qualità che in tempi di terrorismo interno ed esterno piace. La persona decisiva per incassare il voto di stati indecisi come la sua Virginia di cui è senatore, precisano gli osservatori, e quindi il partner più efficace che Hillary possa avere in funzione anti-Trump.
Ma con un tallone di Achille, ossia le sue posizioni a favore del libero commercio e degli accordi di libero scambio con Asia ed Europa. Accordi che Trump considera un anatema e che per alcuni esperti farebbero perdere tantissimi posti di lavoro in America favorendo solo le multinazionali. Lui come tutti i suoi colleghi finalisti ha avuto incontri con Hillary nel corso di queste ultime battute di campagna elettorale prima delle Convention. Perez, Booker e Warren ad esempio si sono recati a casa Clinton lo scorso venerdì, e sono stati proprio questi ultimi incontri quelli «decisivi» nel processo di selezione iniziato dall’ex First Lady già prima di chiudere la partita delle primarie con Bernie Sanders.
Mesi in cui l’alternanza di nomi è stata frenetica. C’è stato ad esempio il momento di Elizabeth Warren, l’ex sceriffo di Wall Street oggi senatore del Massachusetts. Una dura e pura della corrente liberal e per questo funzionale – si diceva – a recuperare i voti dell’elettorato della sinistra di partito catturati dalla «rivoluzione anti-establishment» del senatore social-democratico. La sua stella però si è spenta con l’endorsement di quest’ultimo alla Clinton, e forse anche per le amicizie di Hillary con certi banchieri «martellati» dalla Warren quando guidava l’agenzia di tutela dei consumatori di servizi finanziari. C’è stato il momentum di Booker, afro-americano, 47 enne ex sindaco di Newark, in ascesa durante le battute iniziali delle primarie, memorabile il bagno di folla che lo acclamò in New Hampshire. Paga però il giuramento prestato a Obama nel 2008: Hillary non dimentica. Il grande flop è stato Julian Castro, segretario per lo Sviluppo urbano, ispanico e texano, doti che sembravano perfette per contrastare un Trump irriverente con i messicani e inviso all’establishment del Gop Bush-centrico. A penalizzarlo forse sono i suoi 41 anni, come dire: Hillary non vuole bruciarsi bruciandolo.