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 2016  luglio 24 Domenica calendario

C’è un paese in provincia di Verona dove le donne non possono andare in giro da sole. Una questione di sicurezza che scatena non poche polemiche

Legnago è una cittadina in provincia di Verona. Bassa estrema. Molti la ricordano perché ha dato i natali al compositore Antonio Salieri e perché era una delle roccaforti del quadrilatero di austriaca memoria. È un crocevia di varie province e regioni: dista 45 chilometri da Vicenza, poco più di sessanta da Padova, una cinquantina da Rovigo, poco più che 40 da Mantova e 42 dalla città di Giulietta. Proprio per questa posizione strategica è dotata di una stazione ferroviaria minimamente decente: è un centro di scambio per molti pendolari, lavoratori e studenti. In questi giorni di afa – e Legnago è una delle capitali mondiali dell’afa – la stazione è un luogo dimenticato da Dio. Sole da morire, aria irrespirabile. Sembra il far west, caldo e solitario. Ma proprio questa solitudine genera insicurezza e pericolo. Ma soprattutto impotenza. Perché chi sbaglia non paga e chi invece ci difende finisce all’ospedale. Nell’ultima settimana si sono verificati due episodi inquietanti. Il primo: 15 luglio. Una ventunenne scende dal treno. È quasi sera. Un coetaneo maghrebino la rincorre e la palpeggia ovunque. Lei riesce a scappare, piangendo, fuori dalla stazione, dove la aspetta il fratello. Il ragazzo chiama subito i Carabinieri. Arrivano poco dopo, individuano il molestatore e lo rincorrono fra i binari. Nasce una colluttazione. Alla fine l’africano, residente in un vicino paese della provincia di Padova, è arrestato. Il costo umano però è molto alto: un carabiniere riporta una contusione alla spalla, l’altro si rompe una costola. Il maghrebino? È condannato per direttissima il giorno dopo per quella che, benché lieve, è una violenza sessuale. Ma subito viene scarcerato. Secondo episodio: 19 luglio. Sulla banchina si ferma un convoglio proveniente dal Padovano e diretto a Mantova. Tra i vagoni c’è un extracomunitario che infastidisce chiunque. Il personale ferroviario chiama i carabinieri. I militari arrivano al binario, salgono sul vagone e tirano giù il disturbatore. Tutto finito? No. Lo straniero aggredisce gli agenti, tentando di strappare la pistola a un appuntato, inneggia all’Isis, al terrorismo e minaccia di far saltare una bomba. Fortunatamente il carabiniere è un esperto di arti marziali. Con una mossa lo blocca, peccato che l’immigrato lo morda violentemente al braccio. Comunque sia si procede all’arresto e al processo per direttissima di quello che viene identificato come un tunisino trentenne, senza fissa dimora e pluripregiudicato: condannato a dieci mesi. Tuttavia viene subito rimesso in libertà con il divieto di ritorno nella provincia di Verona. Capirai… Inevitabile che nella zona di Legnago ormai sia scattata la paura, soprattutto fra le donne. Il sindaco, una signora del Pd, e la polizia locale invitano così il gentil sesso a recarsi in stazione «accompagnate». Scoppia il putiferio.
Ragazze e mamme dicono: non possiamo girare con il body guard, siamo al ridicolo. La giunta e i vigili cercano di dare spiegazioni, di correre ai ripari. Ma a cosa servono le polemiche pseudo-politiche? Qui siamo in presenza di un bilancio terribile: in stazione a Legnago, dove sta per chiudere anche un commissariato della Polfer, la sicurezza non esiste più. I vigili possono solo chiamare aiuto, perché sono più abituati a far le multe che a rincorrere i delinquenti. I carabinieri, che in una sola settimana contano addirittura tre feriti sul campo, non possono intervenire con fermezza perché altrimenti i fan della Boldrini invocano il reato di tortura. I giudici condannano anche ma, tra depenalizzazioni varie e carceri sovraffollate, i molestatori tornano in libertà. I politici non contano più niente. Tanto che proprio nella zona di Legnago arriveranno a breve 500 profughi da sistemare, ovviamente, a spese del contribuente. Purtroppo quello che è successo a Legnago accade in altre decine di centri della pianura padana e dell’Italia intera: delinquenti liberi, cittadini impauriti, agenti feriti e presi in giro. Ma la cosa peggiore è che non paga nessuno. Così paghiamo tutti.