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 2016  luglio 24 Domenica calendario

Pokémon Go è una straordinaria macchina da soldi: vale 15 miliardi di euro

È come una gigantesca caccia al tesoro su scala mondiale Pokémon Go. Il vero tesoro però, finora lo hanno trovato gli azionisti Nintendo: in pochi giorni, dal primo lancio della app, le azioni della società giapponese, da tempo in cattive acque, sono aumentate da 14.550 yen fino a un massimo di 31.770 yen. Con uno straordinario balzo in avanti, lo scorso 19 luglio, del 116,71 per cento. Facendo più che raddoppiare la capitalizzazione in Borsa di Nintendo a 4mila miliardi di yen, pari a circa 29 miliardi di euro, con un guadagno di 15 miliardi di euro. L’indomani – com’era da aspettarsi – ci sono state vendite e il titolo è sceso. In ogni caso venerdì a Tokyo le azioni Nintendo hanno chiuso le contrattazioni a 28.220 yen, con un incremento da inizio mese che resta ancora altissimo: 92,5 per cento. 
Questo per i mercati finanziari, ma Pokémon Go, per come il fenomeno è esploso, si sta rivelando una straordinaria macchina da soldi anche come app. Lanciata a inizio mese, prima in Nuova Zelanda e Stati Uniti e poi, il 15 luglio, in 26 Paesi europei, tra cui l’Italia, due giorni fa ha debuttato in Giappone e nel SudEst asiatico. I lanci non sono terminati. La app gratuita è al primo posto nelle classifiche degli app store iOs e Android. 
Pokémon Go in poche settimane ha superato per tempo medio di utilizzo i tre social network più noti, Facebook, Instagram e Twitter. È stato scaricato finora da 350 milioni di persone in tutto il mondo. Di questi 350 milioni di appassionati, stando agli analisti di Macquarie Capital, 26 milioni spendono 0,25$ al giorno per acquistare Poké Ball e altri strumenti speciali per potenziare il gioco. Una spesa minima che moltiplicata equivale a 6,5 milioni di dollari di fatturato al giorno che finiscono in parte a Nintendo (il 30%), in parte a The Pokémon Company e alla software house giapponese Game Freak e soprattutto a Niantic, start up californiana fondata lo scorso anno da John Hanke, 49 anni, l’uomo che in Google ha lavorato allo sviluppo di Google Earth e Maps, e che lo scorso anno si è messo in proprio e ha realizzato il videogame a realtà aumentata. 
Un successo planetario. Secondo SurveyMonkey solo negli Stati Uniti, Pokémon Go potrebbe fruttare 2 miliardi di dollari di fatturato a fine anno. Aggiungendo Europa e Giappone il gioco dei cuccioli di mostro da cacciare, allenare e poi far combattere potrebbe essere il primo a raggiungere i 4 miliardi di fatturato, il massimo di sempre per un «giochino» su smartphone. 
Oltre alla percentuale dai profitti della app, Nintendo guadagnerà anche da Pokémon GoPlus,device bluetooth, che costa 40 euro, disponibile da settembre, già in pre ordine, che avvisa i giocatori quando hanno vicino a sé un Pokémon da cacciare e il loro smartphone è spento: altre centinaia di milioni di profitti. 
L’idea di base del Pokémon Go è semplice ma geniale. E ha cambiato il corso di una storica azienda produttrice di console video per giochi elettronici, in affanno da tempo, che si è saputa reinventare trasformandosi in una gaming company concentrata ora sul «mobile». Si gioca a Pokémon Go attraverso la app, utilizzando smartphone e tablet, e non più le tradizionali e sorpassate console elettroniche. Lo scenario del gioco non è un video immaginario ma il mondo, mappato da Google Earth, seppur colorato di verde, con le strade, il perimetro degli edifici reali e i cuccioli di mostro virtuali che appaiono di tanto in tanto e si catturano con la telecamera dello smartphone. 
Pokémon Go usa il Gps e la realtà aumentata, mondo virtuale che si sovrappone a quello reale, appunto, ma senza visori. Per giocare si è costretti a uscire di casa, a stare fuori, a muoversi a piedi o in bici ma piano, sotto i 20 km/h (in auto alcune funzioni non è possibile utilizzarle). Più si cammina e più si riesce ad andare avanti nel gioco – le uova che si schiudono. Insomma, un invito a fare moto. Seppure con gli occhi persi in un video, condizione comune per gli umani nell’era dei sempre connessi. 
Nel «giochino» c’è caricata la prima generazione dei Pokémon, nata vent’anni fa: 170 i piccoli mostri da catturare, accudire e allenare per diventare più forti. Anche questo uno dei segreti del suo successo perché il gioco attrae bambini, ragazzi e adulti. Quelli che ragazzi non lo sono più, ma che tuffandosi nel gioco tornano per un po’ allenatori di Pikachu, Squirtle e company.