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 2016  luglio 24 Domenica calendario

Sulla Storia delle religioni

Concordo con lei, sul fatto che uno Stato laico non dovrebbe insegnare religione. Ma, lei dice, questo insegnamento in Italia c’è e oggi, con il multiculturalismo, possono venire sollevati problemi di discriminazione. Se ricordo bene (mi corregga se sbaglio) l’insegnamento della religione fu introdotto dal ministro Gentile (ateo come l’allora capo del governo) in epoca preconcordataria, quindi non sono sospette le motivazioni ideali che vedevano la religione utile a formare una coscienza morale e quindi a creare buoni cittadini o cittadini «buoni». Oggi per rispondere al multiculturalismo religioso sarebbe tuttavia farraginoso garantire anche l’insegnamento di altre religioni. A mio avviso tale materia andrebbe trasformata in Storia delle Religioni, con particolare riguardo a quelle che si ispirano alla Bibbia, tenuto conto della grande influenza che le religioni hanno avuto sulla storia, sull’arte e sulla letteratura del nostro Paese e del nostro continente. In appendice potrebbe trovare posto un codice morale concordato dai rappresentanti delle tre religioni (magari basato sulle tavole di Mosè), dal momento che in un periodo di caduta di tutti i valori tradizionali sarebbe utile un riferimento a principi morali condivisi e questo favorirebbe oltretutto l’integrazione e la reciproca tolleranza fra fedi diverse.
Francesco Milazzo

Caro Milazzo,
Giovanni Gentile non era ateo (e probabilmente, nonostante la provocatoria disputa svizzera sulla esistenza di Dio, non era ateo nemmeno Mussolini). Era un filosofo idealista, convinto della esistenza di uno Spirito che permeava di sé l’intera storia umana e deciso a realizzare una riforma della scuola in cui la principale disciplina sarebbe stata, per l’appunto, la filosofia. Ma nella scuola elementare, dove l’insegnamento della filosofia non era possibile, occorreva continuare a insegnare religione. Per meglio spiegarsi, in un Congresso su pedagogia e riforme, disse: «Io che voglio la filosofia come elaborazione razionale dello stesso contenuto religioso, non posso non volere la religione là dove la filosofia non può entrare, come nella scuola primaria. Anche là ci deve essere una visione del mondo».
La riforma del 1923, quando era ministro della Istruzione nel primo governo Mussolini, fu ispirata quindi a questi criteri: la religione sarebbe stata insegnata alle elementari nella sua tradizionale forma catechistica e ripresa alle medie in forma non dogmatica. La Chiesa non poteva accettare questa distinzione, ma per il momento, dopo tante battaglie perdute, se ne accontentò.
I rapporti di forza cambiarono con la firma del Concordato nel 1929. Gentile si sentì tradito. Gli sembrò che il governo fascista rinunciasse al concetto di Stato etico, unico educatore delle masse, per accettare una sorta di condominio con la Chiesa Romana. Avrebbe potuto spingersi sino alla denuncia di un accordo che non poteva sottoscrivere senza rompere con il regime di cui era diventato il filosofo? Quando i Patti Lateranensi vennero in discussione al Senato, li considerò «l’ultimo sigillo all’opera del Risorgimento» e ne votò la ratifica. Ma colse ogni possibile occasione per ricordare che il suo giudizio sul Concordato non era cambiato.