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 2016  luglio 24 Domenica calendario

«Smettiamo di parlare di centrodestra. Parliamo di liberal-popolari». Così Parisi vuole ribaltare gli schemi della politica

Vuole sparigliare le carte, Stefano Parisi. E per farlo bisogna anche cambiare il linguaggio. Ad esempio, «smettiamo di parlare di centrodestra. Parliamo di liberal- popolari, perché dobbiamo rappresentare più sensibilità possibili». Gli schemi della politica vanno ribaltati: «Io ho una storia di sinistra e ho fatto una campagna elettorale di centrodestra. Non sono sicuramente di destra, forse sono un po’ di sinistra, non so». Ma «la cosa di cui abbiamo bisogno ora è di una piattaforma alternativa a quella del centrosinistra». Applausi a scena aperta a Taormina, nella cornice della Summer School organizzata dalla fondazione Costruiamo il futuro dell’onorevole Maurizio Lupi. I due sono amici dai tempi della giunta Albertini. Il rapporto si è rinsaldato alle amministrative quando Lupi, con la lista Milano Popolare, è tornato nella coalizione di centrodestra per sostenere la corsa di Parisi a sindaco. E lo ha voluto a questa sessione di lavori (oggi tocca ai ministri Lorenzin e Costa, prima della chiusura di Angelino Alfano) che prendono il titolo da una frase di papa Francesco: «Oggi non viviamo un’epoca di cambiamento ma il cambiamento di un’epoca».
Ed ecco sul palco Parisi, «uno dei protagonisti di questa nuova fase politica», come lo introduce Lupi. Il tema che tiene banco è quello del referendum, anche perché l’ex ad di Fastweb ribadisce il suo no, ma chi lo ascolta è per il sì: «Io non demonizzo chi vota a favore. Questa non è una bella legge ma non c’è consapevolezza di quello che si vota. Non può essere un ricatto legato al destino del premier». Certo, si deve «ascoltare di più il popolo, come abbiamo fatto a Milano». Segue analisi politica: «Il Movimento 5 Stelle nasce soprattutto col declino del centrodestra e noi dobbiamo recuperare credibilità, tutta la politica deve farlo». Essere credibili: «Non puoi prendere una persona che siccome ha fatto l’Erasmus diventa ministro degli Esteri e a un’altra che non è mai stata in un ufficio pubblico le affidi la Pubblica amministrazione». Non puoi «scrivere un codice come quello di Renzi, che renderà impossibile fare gli appalti». Non puoi «autoflagellarti ogni volta che arrestano qualcuno, perché il tema della legalità in politica non si risolve mettendo Cantoni e magistrati». Poi: «Alle Amministrative di Milano si sono presentate due piattaforme credibili e il M5S praticamente non si è visto». Infine ancora il referendum: «Se vince il No va fatta un’assemblea costituente che sostituisca il Senato e si affiderà a questi saggi il compito di cambiare la Costituzione».
Di referendum si parla anche ad Arezzo, dove è partita ieri la campagna «No, grazie» voluta da Fratelli d’Italia. Molti amministratori di centrodestra presenti o collegati per benedire l’evento: da Giovanni Toti a Matteo Salvini, da Raffaele Fitto a Roberto Maroni, e arriva anche il messaggio dei capigruppo di Forza Italia Brunetta e Romani. Giorgia Meloni commenta la possibile discesa in campo nazionale di Parisi: «Sta giocando una partita per la leadership in Forza Italia. Sono dinamiche di un altro partito e non ci metto bocca». Però? «Il vero discrimine è ad esempio sul referendum: se vinciamo chiederemo che Renzi vada a casa e che ci siano elezioni. Quello che non comprendo è quella piccola parte che anche nella nostra metà campo dice che se vince il No Renzi resti in sella. Chi la pensa così fa bene a fare campagna per il Sì». Salvini, collegato via Facebook, rincara: «Non mi soffermo sui dibattiti sulla leadership, premiership, Parisi, Pippo, Pluto o Paperino. Il centrodestra che verrà, una volta sconfitto Renzi, per essere credibile e competitivo deve avere le idee chiare sui vincoli europei, immigrazione, tasse, banche. Non si può continuare a dipendere da Bruxelles, dalla Bce e da una moneta sbagliata».