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 2016  luglio 24 Domenica calendario

Il nuovo patto per l’Europa parte da Ventotene, quando Renzi incontrerà Merkel e Hollande

Un nuovo “Patto politico per l’Europa” da stringere entro marzo partendo a fine agosto da Ventotene, luogo simbolo per l’Unione. A questo pensa Matteo Renzi durante l’Assemblea nazionale del Pd in larga parte dedicata al futuro della Ue. Da segretario dem premette che «discutere d’Europa significa essere seri, non eliminare il dibattito interno al partito». Quindi da premier traccia il calendario che può rendere l’Italia motore della svolta europea. Il 22 agosto il vertice a Ventotene con Merkel e Hollande: «Da qui lanceremo il guanto di sfida all’Europa», assicura. Poi il 16 marzo il summit straordinario a 27 a Bratislava. E infine il 25 marzo 2017 – tappa che Renzi immagina cruciale per i destini europei – il festeggiamento dei 60 anni dell’Unione a Roma. Con l’Italia che oltretutto il prossimo anno deterrà la presidenza del G7. «L’Europa – afferma Renzi – è a un punto di snodo, o si dà una svolta o saremo considerati persone che vivono su Marte». E ancora, Brexit deve essere «una gigantesca sveglia» per la Ue, «il 2017 diventa un anno decisivo».
Il premier rivendica la fine dei vertici a due tra Germania e Francia e guarda al primo passo della sua strategia, a Ventotene, dove con Merkel e Hollande approfondirà le proposte da portare agli altri leader a Bratislava su crescita, sicurezza e difesa. Proprio sulla difesa ci sarà una proposta italiana: la cooperazione rafforzata in campo militare, ovvero la creazione con i paesi disponibili di battaglioni Ue pronti a intervenire negli scenari di crisi. Sulla crescita Roma vuole allungare al 2020 il piano Juncker sugli investimenti. E poi lotta alla disoccupazione, rilancio di Erasmus (anche per gli apprendisti), sicurezza e migranti. Dossier già discussi con Parigi e Berlino che l’Italia vuole chiudere a dicembre arrivando così alle celebrazioni di marzo a Roma con il tavolo sgombro per lanciare quello che il sottosegretario Sandro Gozi definisce «un nuovo Patto politico per l’Europa». Dizione volutamente generica che nasconde – se le condizioni politiche lo permetteranno – la voglia di riscrivere i Trattati per cambiare davvero la Ue magari partendo da una dichiarazione politica a 27 da esporre proprio a Roma.
Renzi guarda anche alle elezioni Usa, assicura che lavorerà con chiunque le vincerà ma osserva che Trump «gioca sulla paura». Quindi la stoccata ai Cinquestelle. Prima a Di Maio: «Noi non andiamo di nascosto a inseguire lobbisti o a incontrare mondi che abbiamo contestato». Poi alla sindaca Appendino: «Mentre qualcuno sostiene che il wi-fi fa male, noi facciamo accordi con Amazon e Apple». Gli risponde lo stesso Di Maio: «Invece di passare il tempo a parlare di noi lascia il posto a chi ha le mani libere».
Per ora invece Renzi frena sul partito. È consapevole di doverlo rilanciare, ma al momento preferisce restare fermo. Tanto che il suo braccio destro, Luca Lotti, fa marcia indietro sulla possibilità che sia lui a prendere in mano il Pd: «Il tema del vicesegretario non esiste». E Serracchiani, vicesegretario con Guerini, aggiunge: «Su di noi deciderà Renzi». Il presidente Orfini certifica che la riorganizzazione interna arriverà dopo il referendum. E il bersaniano Gotor ironizza: «Fino ad allora saremo nella fase andreottiana e balneare del renzismo».