Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 22 Venerdì calendario

E se i turchi chiedono asilo in Italia?

Ci potrebbero essere presto per alcune autorità del nostro Paese scelte delicate da compiere, potrebbe risultare complicato conciliare doveri morali e interessi nazionali. L’Italia darebbe o non darebbe asilo politico a turchi che lo chiedessero per sottrarsi all’ondata di repressione ordinata dal presidente Recep Tayyip Erdogan in risposta al fallito colpo di Stato della settimana scorsa?
La Turchia è uno Stato che confina con importanti focolai, accesi o potenziali, di tensioni e conflitti: ha 899 chilometri di frontiera con la Siria in guerra civile, 367 con l’Iraq che è un altro Stato insidiato da Daesh, 534 con l’Iran, 273 con la Georgia in guerra con la Russia quasi otto anni fa, 311 con l’Armenia. Altre frontiere le ha con due Paesi dell’Unione Europea, 223 chilometri con la Bulgaria e 192 con la Grecia dal precario assetto finanziario, più 17 chilometri con l’Azerbaijan.
Basterebbero questi numeri a rendere l’idea del rilievo strategico e della capacità di pressione della repubblica di Erdogan. Se non fossero sufficienti, si ricordi che Erdogan ha avuto sull’appoggio allo «Stato islamico» di Daesh un’ambiguità temeraria. Non sono però motivi che rendono meno universali i valori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Sull’accettazione delle richieste di asilo si eviti un dibattito politico grezzo, scomposto. Chiunque prenderà la parola sappia di maneggiare materiale capace di aiutare o stroncare vite di persone in carne e ossa. La scelta legale è quella in generale prevalsa finora, affidata alle attuali Commissioni territoriali con rappresentanti di ministero dell’Interno, Comuni e agenzia dell’Onu per i rifugiati Unhcr: valutazioni caso per caso, tali tuttavia da non spedire in prigione (e dai boia, se venisse ripristinata la pena di morte) cittadini turchi invisi al regime e innocenti. La politica italiana dia prova di maturità. Trovi modo di contribuire a salvare esistenze ed equilibri essenziali per la sicurezza collettiva.