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 2016  luglio 22 Venerdì calendario

Le rotte dei migranti che portano a Nord

Da Como verso la Svizzera è difficile passare. Ci provano in treno. A piedi lungo i binari della ferrovia, le gallerie sono strette, il rischio è alto. Camminando lungo l’autostrada. L’unica speranza sono gli «scafisti di terra», che per 650 euro ti mettono nel doppiofondo di un camion, ultima fermata a Nord. 

Svizzera, Germania o i Paesi scandinavi c’è solo da scegliere. Difficile che si possa aprire la via degli spalloni, quella dei contrabbandieri che attraversavano le montagne. Davanti alla stazione di Como San Giovanni ci sono più di 200 migranti, clandestini e richiedenti asilo. Famiglie intere con bambini piccoli. Alcuni neonati. Impossibile fargli scalare le montagne. Ma tutti vogliono andare a Nord. A Chiasso, in frontiera, c’è il tappo della polizia svizzera. I controlli sono intensificati. Chi non ha i documenti in regola non passa.
Il tentativo
Giri di vite e protocolli diplomatici non fermano Samira, 27 anni, eritrea, spiaggiata sul pratone davanti alla stazione con il marito. Due settimane fa era in Libia. In barca ha attraversato il Mediterraneo. È fuggita dai centri di accoglienza: «Mi hanno detto i miei amici in Germania che si poteva passare da qui. Ho provato 3 volte. In stazione in Svizzera mi hanno preso le impronte e mi hanno fatto tornare indietro. Ma non mi fermo. Aspettiamo che ci dicano da dove si può passare», racconta del tam tam via telefonino. La carta geografica ce l’hanno in testa. Quello che spaventa sono gli spostamenti senza cibo e acqua senza un posto dove dormire.
Fino a che ci sarà un migrante ci sarà sempre un passaggio a Nord. La nuova America è lì. Che si chiami Svizzera o Germania fa poca differenza. «Ce ne andiamo dall’Italia perchè non c’è lavoro», è il ritornello degli ultimi anni. A Como come a Ventimiglia o al Brennero. Le altre strade chiuse dell’Odissea dei migranti. Se a Como non si passa si può tentare a Varese. Il posto di frontiera di Ponte Tresa lungo la statale 233 verso la Svizzera è supercontrollato. Qualcuno è riuscito a passare da Luino più a Nord. Non si è ancora sparsa la voce ma il rischio che sia lì la nuova frontiera. «Bisogna solo aspettare che si rendano conto che da qui non si passa, poi se ne andranno da Como», racconta quello che sanno tutti Bruno Magatti, assessore ai Servizi sociali a Como alle prese con la gestione di una delle emergenze più difficili della città.
A Ventimiglia al confine con la Francia dopo 100 giorni sugli scogli e lo sgombero della polizia hanno rinunciato a passare. Alla stazione Principe di Genova in poco più di un mese hanno fermato 500 migranti diretti a Ovest verso la frontiera. Ma nella struttura di Parco Roja ce ne sono altri 1200 con molte donne bambini. I più fortunati sono passati dai valichi più a Nord all’Olivetta al Col di Tenda alla Maddalena o all’Agnello. In auto, portati dai passeurs che si offrono a tariffa fissa. Impossibile tentare la via della montagna a piedi. 
Se la Francia chiude la frontiera, la Svizzera intensifica i controlli, con l’Austria va peggio. Al Brennero la polizia doganale ha costruito la tettoia per effettuare i controlli alla faccia di Schengen e della libera circolazione di mezzi e uomini. Il traffico sarà rallentato a 30 chilometri all’ora per permettere agli agenti austriaci di controllare che i migranti non entrino illegalmente. 
La recinzione
Quasi finita anche la recinzione di 400 metri lungo il confine. Sarà attiva solo nel caso aumenti la pressione di chi vuole uscire dall’Italia. Non si passa nemmeno dal Tarvisio. Chi non ha i documenti in regola non può entrare. Ma la polizia di confine non blocca i migranti in uscita verso l’Italia. Nei primi 3 mesi del 2016 sono entrati in 2000. In Friuli ci sono quasi 3.000 migranti nei centri. Sognano di andare Nord. Come i 3000 fermi in Serbia al confine con l’Ungheria. Budapest ne fa passare solo 30 al giorno con i requisiti per chiedere asilo. Ma tutti gli altri che hanno scelto la rotta balcanica potrebbero spingersi più a Sud. Verso l’Italia e verso le frontiere del Nord. Senza che niente e nessuno li possa fermare sulla loro strada.