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 2016  luglio 22 Venerdì calendario

Contro gli stress test

Viene ripetuto come una cantilena che gli stress test di quest’anno, predisposti dall’Eba e i cui risultati si dovrebbero conoscere il 29 luglio, non stabiliscono soglie minime di promozione o bocciatura delle circa 50 banche sottoposte a questo esercizio. Una buona volta dovrebbe essere chiaro che, pur in assenza della fissazione di queste soglie, la semplice conoscenza degli esiti può determinare, anche attraverso la comparazione e la valutazione storica, quegli effetti negativi che invece si vorrebbero evitare. Il fatto è che, dei due scenari sulla cui base sono strutturati i test, quello avverso è così lontano dalla realtà che il solo considerarlo nelle prove rischia di ridurne l’assoluta eventualità, trasformandolo quasi in uno scenario ordinario. Diversi e autorevoli banchieri hanno analizzato il carattere astruso dei test in questione. Su queste colonne abbiamo sottolineato l’impossibilità di definire scenari validi a tre anni e, soprattutto, l’errore di considerare statico il bilancio delle banche esaminate e, poi, di far discendere dalle prove obblighi di dotazioni aggiuntive di capitale.
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha messo in luce il carattere esclusivamente ipotetico dei test. Considerata la struttura delle prove del passato nonché i relativi esiti, questa volta bisognerebbe veramente mettere la parola fine a questa metodologia e rivedere l’impostazione dalle fondamenta, senza lasciare l’analisi e la decisione all’Eba, che ha dimostrato negli anni la sua completa inadeguatezza. Se si dovesse proseguire nel modo in cui finora ci si è mossi, infatti, non si capirebbe perché, dopo critiche assai diffuse e documentate, si perseveri a farsi del male e a fare del male alle banche e all’economia in generale, visti gli impatti che hanno il credito e la finanza, continuando a dare credibilità a schemi che vorrebbero essere logici ma che tali non sono e, in ogni caso, sono avulsi dalla realtà. È ora di cambiare profondamente.

Poi, però, per quel che riguarda l’appuntamento del 29 luglio, c’è il problema della comunicazione istituzionale. Si è scelto il bizzarro orario delle 22 per la informazione pubblica. Non si sa in quali termini essa sarà data né quale azione di accompagnamento e di esplicitazione verrà svolta. Che il giorno successivo sia sabato e i mercati siano chiusi non ripara dai probabili controeffetti di un’informativa «notturna», come se fosse clandestina. Se anche la scelta di questo balzano orario fosse dovuta anche al fatto che ci si è finalmente accorti dei danni che si possono causare con l’ostensione dei risultati delle prove, allora sarebbe stato preferibile non pubblicizzare i risultati, anche a rischio del nascere del mercato nero delle notizie su questi ultimi. 
Intanto si operi, da parte della Vigilanza unica, della Commissione Ue e del governo italiano, per arrivare finalmente a chiarire la via che si intende imboccare per le sofferenze di Mps e il connesso aumento di capitale. È inaccettabile che il confronto con Bruxelles duri ancora, senza essere arrivati a una conclusione che, verosimilmente, continua ad avere il suo punto dirimente nella sorte degli obbligazionisti subordinati se alla ricapitalizzazione partecipa il Tesoro con la concessione della garanzia, nelle modalità da verificare, oppure in forme più dirette.
Visto che l’aiuto pubblico è ammesso dalla Direttiva Brrd e dalla stessa Comunicazione della Commissione Ue del 1° agosto 2013, dal momento che in casi come gli stress test ricorre la compatibilità dell’aiuto con il mercato interno dovendosi prevenire rischi rilevanti anche di natura sistemica, allora è difficile pretendere il sacrificio degli obbligazionisti, anche se solo di quelli istituzionali. Mario Draghi ieri ha significativamente ricordato che le norme europee contengono tutta la flessibilità necessaria per aiutare le banche, soprattutto quando è ammissibile un paracadute pubblico per casi eccezionali. Comunque non si tratta di continuare senza costrutto a riflettere, alla stregua del Don Ferrante manzoniano, sulla sostanza e sull’accidente, mentre nella realtà si attende una scelta, il cui ritardo diventa già di per sé un messaggio molto negativo.