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 2016  luglio 22 Venerdì calendario

Confetti arcobaleno entro Ferragosto

Al massimo tra una ventina di giorni, le coppie dello stesso sesso che, magari stressate dall’attesa di anni, avessero ancora voglia di andare davanti al loro sindaco o, se obiettore o in vacanza, a un qualsiasi ufficiale di Stato, potranno finalmente unirsi in una “specifica formazione sociale”; che darà loro il diritto a una “vita familiare” però di coppia, o di padri o madri single, senza avere la pretesa di condividere legalmente la genitorialità, né di poter adottare.
Gran festa comunque per la decisione del Consiglio di Stato di dare il via libera a un evento per noi straordinario e da troppo rimandato, felicità della prima firmataria della legge, la senatrice Pd Monica Cirinnà che promette “confetti arcobaleno per tutti”, e della presidentessa della Camera Laura Boldrini, che proprio un paio di settimane fa aveva ospitato in Parlamento la presentazione di Citizen Gay, la nuova edizione del saggio di Vittorio Lingiardi, psichiatra, psicanalista e professore ordinario alla Sapienza appunto sul diritto di cittadinanza e uguaglianza delle persone omosessuali.
Dal giorno della storica approvazione, l’11 maggio scorso, solo alcuni giorni fa la legge è stata trasmessa al Consiglio di Stato, e quindi è passato un mese di vuoto in attesa dei così detti atti normativi. Adesso Franco Frattini, presidente di questa sezione, «auspica» che il governo faccia presto il provvedimento di «assoluta urgenza».
Comunque decine di coppie hanno già presentato domanda ai vari Comuni e sono in attesa di unirsi legalmente, proprio in un periodo in cui le coppie eterosessuali sempre meno si sposano o scelgono addirittura di non convivere, oppure divorziano anche tre o quattro volte. In questo senso queste nuove, felici, fiduciose famiglie potrebbero ridare a quello che per gli altri si chiama matrimonio una nuova serietà, una nuova vita, una più duratura complicità.
I lunghi anni di battaglie parlamentari sui Pac, i Dico, i Cus, ultimi i Didore, tutti acronimi per non pronunciare la per molti terrorizzante e pericolosa parola “Matrimonio” (se riferita alle coppie gay e lesbiche), sono sempre falliti tra anatemi e rinunce. Mentre il matrimonio paritario è ormai legale in quasi tutto il mondo laico, cattolico, anglicano, protestante, ortodosso (nelle luterane Danimarca e Svezia è possibile quello religioso, in Israele essendo il matrimonio solo religioso, non è consentito quello tra persone omosessuali ma viene trascritto se celebrato all’estero).
Il governo Renzi è il primo del nostro Paese ad avercela fatta: certo per ottenere almeno “la specifica formazione sociale” dai tanti omofobi matrimoniali in Parlamento, si è dovuto rinunciare per ora alla famosa stepchild adoption che non si osa dire in italiano, cioè l’adozione da parte del partner legalizzato del figlio biologico dell’altro (o altra, ovvio). Di adozione vera e propria di bambini adottabili non si è neppure accennato, per carità, anche se ovunque ci sia il matrimonio per tutti i cittadini, con chiunque vogliano metter su famiglia, l’adozione è quasi sempre permessa.