la Repubblica, 22 luglio 2016
La Bacchelli per le Olgettine può servire?
Premetto che non accuso nessuno, non ho idea di chi sia la colpa, ho dimenticato chi ha cominciato, ho dimenticato perfino come la pensavo, ormai tanti anni fa, sull’argomento; dico solo che scoprire che nel luglio 2016 il Senato della Repubblica si è occupato, in animosissima seduta, delle intercettazioni di Berlusconi e del suo harem, è una cosa pazzesca. Rivedere sui giornali le foto delle stesse garzoncelle scosciate con gli stessi occhialoni neri, rileggere il nome di Ghedini, risentire le accuse reciproche (sempre identiche!) tra garantisti e giustizialisti, vedersi riaprire quei faldoni incipriati dalla polvere, sarebbe già seccante in tempi normali. Ma con il mondo in fiamme, il terrorismo in casa, i profughi, gli annegati, la crisi economica, l’adunata razziale di bianchi americani detta “convention repubblicana”, la faccia di Trump che troneggia sul pianeta Terra, dobbiamo occuparci ancora delle Olgettine? Perché? Ce l’ha ordinato il dottore? Era già penoso farlo, come dire, in flagranza di reato. Ma oggi? Ci sono Olgettine che devono essere, ormai, prossime alla menopausa. Il loro tutore è un anziano cardiopatico che necessita di riposo. La nipote di Mubarak è diventata un archetipo da barzelletta, come la suocera linguacciuta e lo scozzese avaro. Si può fare qualcosa, mi domando, per passare oltre? Possiamo firmare una petizione? Un appello di intellettuali? Una raccolta di fondi perché tutti i protagonisti di quel remoto affaire si ritirino dalle scene? La Bacchelli per le Olgettine?