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 2016  giugno 28 Martedì calendario

Strage all’aeroporto di Istanbul: 43 morti

•  Tre kamikaze si sono fatti esplodere nel terminal dei voli internazionali dell’aeroporto Atatürk, lo scalo principale della megalopoli sul Bosforo. Il bilancio è di 43 morti (19 stranieri) e 60 feriti, alcuni in condizioni critiche. Si tratta di «una vendetta dell’Isis». Il commando era formato da sette persone [Ottaviani, Sta 29/6/2016]. Il modus operandi è lo stesso dell’attacco a Bruxelles. Gli attentatori arrivano in taxi. Entrambi indossano abiti invernali, forse per coprire le armi e le cinture esplosive. Uno cammina all’esterno della zona arrivi. Indossa un piumino nero. Si tiene una mano sulla pancia, le telecamere lo immortalano forse un attimo prima che si faccia saltare. È il «kamikaze ariete» che ha permesso agli altri due di entrare sfruttando il panico, spiega il premier turco Binali Yildirim. L’altro indossa un cappotto nero, lungo. Entra nella hall. Spara sulla folla, gli si inceppa l’arma (un AK47), si fa saltare. Il terzo uomo viene colpito da un poliziotto al piano superiore, nella zona partenze. Cade a terra, è agonizzante. Ma riesce ad azionare il detonatore. All’interno dell’aeroporto si scatena l’inferno. «I kamikaze sono stranieri, abbiamo eseguito le autopsie e fatto le analisi del Dna»: è l’unica informazione che trapela dalla cortina di censura imposta dal governo di Ankara. Quarantadue le vittime: di quelle identificate, 23 sono turche (fra cui una coppia di inservienti, un tassista, cinque poliziotti, guide turistiche). Gli stranieri sono 14: sauditi, iraniani, un cinese, un uzbeko, una donna palestinese. C’è anche un pediatra dell’ospedale militare di Tunisi [Marta Serafini, Cds 1/7/2016].