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 2016  giugno 28 Martedì calendario

Nessuna novità, Erdogan con una mano viola i diritti umani e con l’altra bussa all’Europa

Bene, dov’è la novità? La notizia sarebbe che la Turchia è islamica (prima notizia) e che ha detto che convocherà l’ambasciatore del Vaticano ad Ankara (già accaduto infinite volte) dopo che la Santa Sede nei giorni scorsi ha riconosciuto il genocidio turco degli armeni appunto come un genocidio (l’ha già fatto mezzo mondo, Unione europea compresa) e tutto questo, paradossalmente, continuando a bussare all’Unione europea assieme ai suoi 75 milioni di musulmani.
Il tutto, negli anni scorsi, con la benedizione italiana delle varie Emma Bonino, Giorgio Napolitano, Mario Monti, governo Renzi e naturalmente «i mercati». Intanto il presidente Recep Erdogan nei giorni scorsi sparava: «Le attività del papato portano le tracce e i riflessi della mentalità delle Crociate». Bene, dov’è la novità? No, non rispetto all’ideologia del Califfato e all’identificazione del Papa come «nemico», come accadeva già nove secoli fa: ma rispetto agli anni scorsi, quando Erdogan faceva sparate identiche e noi fingevamo di non vedere. Facevamo spallucce di fronte alle derive islamiste contro le minoranze, alla sistematica violazione dei diritti umani, e poi tutto il resto. Mercato unico? Non c’è mai stata neanche la democrazia unica, in Turchia. All’indomani della Brexit, oltretutto, i negoziati per l’entrata di Ankara nella Ue possono solo complicarsi: da qui, sempre nei giorni scorsi, le «nuove» uscite di Erdogan contro il Papa, contro Bruxelles e contro una presuntissima «islamofobia» occidentale ai danni della Turchia. Come se Ankara, in questi anni, non avesse continuato a fornire armi al peggior Islam e così pure a comprarne il petrolio. Come se il linguaggio che chiama «crociati» l’Occidente e il Papa, da parte di Erdogan, non corrispondesse a usare esattamente le stesse parole dell’Isis.
Eppure – scusate se insistiamo – novità non ce ne sono. La Turchia da anni non riconosce la parità tra uomo e donna, benedice le femmine a capo coperto, di passaggio chiude giornali, incarcera giornalisti e scrittori, censura internet, ricostruisce la Storia a modo suo e giunge a far scoprire le americhe dai musulmani anziché da Colombo. La Turchia, il 9 novembre 2000, dopo che Giovanni Paolo II aveva ricevuto un patriarca armeno, modificò il testo ufficiale del Vaticano e scrisse che il Papa aveva fatto confusione; il principale quotidiano turco, il Milliyet, disse poi che «il Papa è stato ormai colpito da demenza senile» mentre altri giornali vicini all’organizzazione dei cosiddetti Lupi Grigi, riconosciuta dal governo turco, lamentarono che Ali Agca non fosse riuscito nel suo intento. La Turchia, nell’autunno 2006, registrava il grande successo di un romanzo che descriveva l’assassinio di Papa Ratzinger nella ventura visita a Istanbul: s’intitolava «Papa’ya suikast» (Attentato al papa) e il sottotitolo era «Chi ucciderà Benedetto XVI». Protagonista del romanzo, manco a dirlo, era il Mit, il servizio segreto turco, espressione della destra nazionalista e islamica che si batte da sempre contro ogni ipotesi di unione tra cristiani cattolici e ortodossi.
Per anni la burocrazia europea ha tentato di descrivere la Turchia come la punta di diamante dell’Islam moderato: accadeva anche quando il Gran Muftì turco, la massima autorità religiosa del Paese, diceva che «l’Islam deve guardare con preoccupazione al viaggio di Benedetto XVI in Turchia» (2006) dopo che un quotidiano turco, non appena Ratzinger era diventato Papa, aveva titolato così: «È Papa il cardinale che ha polemizzato con Erdogan». Ratzinger si era detto contrario all’ingresso della Turchia in Europa per ragioni storiche e culturali, e il premier Erdogan aveva risposto così: «La Turchia parla solo coi paesi europei». Anche perché si parla di un paese in cui il 99 per cento della popolazione è seguace di Maometto, e che vanta solo 150mila cristiani. E a questi cristiani, a tutt’oggi, è negato uno status giuridico, non possono aprire seminari, non possono circolare in tonaca e non possono lavorare nella pubblica amministrazione. La Turchia è un paese in cui a dispetto di una laicizzazione cominciata nel 1924 ha vinto, in fin dei conti, un partito che si chiama Partito Islamico, e che nasconde (nascondeva) uno Stato confessionale di colorazione sunnita, come la maggior parte della popolazione musulmana turca: questo a discapito delle minoranze non solo cristiane, ma anche musulmane moderate. La grande stampa europea, in prevalenza, ha sempre preferito occuparsi della lungimiranza politica di burocrati comunitari ansiosi di esportare formaggi e tecnologie. Esce l’Inghilterra? Dentro la Turchia. Ragionano così.