La Gazzetta dello Sport, 28 giugno 2016
Morte di Pantani, il caso è archiviato
Marco Pantani non è stato ucciso. Il gip di Rimini, Vinicio Cantarini, ha calato il sipario sull’inchiesta-bis, aperta il 30 luglio di due anni fa con l’ipotesi di reato di omicidio volontario a carico di ignoti, sulla base dell’esposto presentato dalla famiglia del Pirata, trovato morto all’età di 34 anni il 14 febbraio 2004 nel residence Le Rose di Rimini.
ANTIDEPRESSIVI La nuova inchiesta non ha infatti individuato possibili indizi che potessero ricondurre a un delitto e pertanto il gip l’ha archiviata, come aveva richiesto a settembre dello scorso anno il procuratore capo, Paolo Giovagnoli, che aveva sposato la perizia del consulente medico-legale della Procura, ovvero morte da imputare alla posologia sbagliata degli antidepressivi assunti dal campione di Cesenatico. «Né la notizia di reato né gli esiti delle indagini – aveva scritto Giovagnoli nella sua richiesta di archiviazione – hanno fatto emergere neppure il nome di un possibile sospettato, diverso dalle persone già processate, o di un ipotetico movente». Al tempo stesso, dalle indagini supplementari non sono emersi nuovi elementi, neppure per avanzare l’ipotesi di condotte dolose da parte della polizia giudiziaria per alterare i risultati degli accertamenti investigativi.
NESSUN INDAGATO L’avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, nell’opporsi alla richiesta di archiviazione del pm Giovagnoli aveva domandato di approfondire la questione dei metaboliti nel sangue di Pantani e anche di interrogare alcuni personaggi mai ascoltati dagli investigatori. Molti misteri a suo avviso restavano da chiarire. Ma non sono stati rilevati elementi sufficienti per indagare qualcuno. La prima inchiesta, chiusasi il 10 novembre 2011, ebbe come epilogo la condanna degli spacciatori Fabio Miradossa (patteggiamento a 4 anni e 10 mesi) e Ciro Veneruso (3 anni e 10 mesi per spaccio e morte come conseguenza di altro reato): il primo per aver consegnato al Pirata la dose letale, l’altro per averla procurata.
A FORLI’ Intanto, mentre è in cantiere un film sul caso Pantani – che sarà presentato proprio oggi a Cesena – mercoledì 6 luglio ci sarà una nuova puntata sull’altro fronte aperto, cioè la seconda inchiesta che la Procura di Forlì ha aperto nel settembre 2014, sempre su richiesta della famiglia Pantani e che riguarda i fatti di Madonna di Campiglio al Giro ‘99. L’ipotesi è che qualcuno abbia volutamente alterato il controllo antidoping che quel sabato 5 giugno, prima della penultima tappa, rilevò nel sangue del Pirata un ematocrito superiore al 50 per cento, decretandone l’esclusione dalla corsa che stava dominando e si apprestava a vincere. In programma, tra otto giorni, l’udienza tra le parti voluta dal gip perché ha ritenuto ammissibile l’opposizione dell’avvocato De Rensis. Da un lato la Procura sostiene che c’è stata la manomissione della provetta ad opera della Camorra, ma non può procedere in quanto i reati sono prescritti, mentre il legale sostiene che si può ancora perseguire l’estorsione, che non è prescritta. Il Gip di Forlì dovrà valutare questo aspetto e c’è la possibilità che l’inchiesta sia spostata altrove.