Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 28 Martedì calendario

Montella, l’Aeroplanino che ha tutte le carte in regola per volare al Milan

Vincenzo Montella è l’uomo che potrebbe mettere tutti d’accordo: Silvio Berlusconi, Adriano Galliani, i cinesi attraverso il futuro a.d. (in caso di vendita della maggioranza) Nicholas Gancikoff. È l’Aeroplanino adesso il più vicino a diventare l’allenatore del Milan. Le prime mosse la settimana scorsa quando c’è stato un incontro con Galliani, un sondaggio per tastare il terreno. Ieri l’accelerazione. Oggi (o al massimo domani) potrebbe arrivare la decisione, magari dopo un contatto anche con Gancikoff. Ore caldissime.
Sembrano superate le altre opzioni, ancora però non del tutto da scartare: quella di Cristian Brocchi, l’uomo su cui aveva puntato forte il presidente e che, comunicando a Berlusconi di essere pronto a togliersi dalla mischia, ha dato in realtà il via all’attuale sprint. Berlusconi domenica gli ha chiesto di aspettare fino a oggi: nelle ultime ore, però, ha pensato di affiancargli una figura d’esperienza come Fabio Capello (che a questo ruolo ha detto sì). Brocchi (a parte le difficoltà di convivenza con Galliani che sa non ha mai puntato su di lui) non sarebbe però entusiasta di lavorare con un «tutor», desideroso com’è di spiccare il volo sulle sue gambe. E poi c’è sempre il problema dei cinesi che si dice (si dice perché ufficialmente non si sono mai pronunciati) non sarebbero troppo favorevoli a Brocchi. Ecco perché il Brescia (che gli offre 130 mila euro per un anno di contratto) attende fiducioso alla fine di strappargli un sì.
Infine è ancora in piedi, ma ha perso notevole forza, la candidatura di Marco Giampaolo, consigliato da Arrigo Sacchi per il suo bel gioco e le sue conoscenze tattiche, il preferito di Galliani, ma anche nelle grazie degli ipotetici cinesi, e che però continua a non entusiasmare Berlusconi.
Ecco perché è cresciuta la sensazione che Montella, vecchio pallino del Milan sin dai tempi in cui bisognava pagare 5 milioni di clausola liberatoria alla Fiorentina, possa trasformarsi nella quadratura del cerchio: a ora è passato decisamente in vantaggio. La Sampdoria – che è stata avvisata ieri – non si opporrebbe: potrebbe addirittura rinunciare alla clausola di 1,1 milioni. Al suo posto, a Genova, andrà uno tra Giampaolo e Pioli.
Che cosa manca dunque per chiudere? L’ultima decisione di Berlusconi, che sta riflettendo. Montella – anche se la scorsa stagione alla Samp, iniziata in corsa, non è stata troppo fortunata – è garanzia di bel gioco. Non solo, potrebbe andare bene per il progetto di Milan giovane e italiano che vorrebbe Berlusconi, ma è preparato e ambizioso per guidare un progetto di rilancio. Perché naturalmente, quasi risolto il busillis dell’allenatore, la domanda che resta sul tavolo è: cosa significa la scelta di Montella in prospettiva vendita? Va interpretato come un indizio di «leave» o di «remain»? Berlusconi in queste ore ripete spesso la sua intenzione di cedere l’80 per cento delle quote, anche se è molto motivato e non ha perso la voglia di occuparsi anche del mercato di quest’estate (pare voglia Pavoletti). Però non tutto è risolto nella trattativa e i vertici di Fininvest non hanno ancora potuto sottoporre alla visione del presidente un contratto definito in ogni dettaglio. Ma anche quello che nel contratto non c’è ha un suo peso: come detto, i potenziali acquirenti devono fornire precise garanzie a Berlusconi di come vogliono impiegare i loro investimenti. L’obiettivo è di firmare il 7 luglio, il giorno del raduno della squadra a Milanello. Per la volata finale, è atteso dunque a Milano l’advisor Sal Galatioto. Quello che appare sempre più chiaro è che Gancikoff e Galatioto, che hanno condotto fin qui la trattativa, hanno un ruolo molto più centrale che semplici mediatori.