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 2016  giugno 28 Martedì calendario

Graziano Pellè da Lecce, l’altra faccia dell’Italia

L’altra faccia dell’Italia è quella che sa soffrire e battere anche i propri limiti: l’altra faccia è Graziano Pellè da Lecce. Già con il Belgio si era iscritto nel circolo dei «gol in ritardo» agli Europei. Ha replicato a tempo scadutissimo contro la Spagna con una rete fotocopia in mezza girata ravvicinata, proprio come all’esordio. «Se la prossima volta mi capita di segnarlo prima sono contento lo stesso – scherza il bomber azzurro —. Ma anche questo dimostra che non molliamo mai e che anche all’ultimo minuto possiamo far gol». È lo spirito di questa Italia che non si è fermata neppure davanti al portierone spagnolo De Gea. «Ci gioco contro anche in Premier League e se mi capitano due occasioni su una mi fa sempre il miracolo».
Se c’è un giocatore che incarna lo spirito della Nazionale di Conte è proprio Pellè: abnegazione e sottovalutazione. Emigrato due volte dall’Italia, la prima all’Az Alkmaar alla corte di Van Gaal, poi dopo un ritorno sfortunato con Parma e Sampdoria al Feyenoord dove è esploso: 50 gol in due stagioni, prima di finire al Southampton in Premier dove nell’ultimo mese e mezzo ha giocato appena due spezzoni di partita. «Bisogna essere positivi nella vita e crederci sempre, io sono così, i sacrifici pagano».
Gli è riuscito di segnare all’ultimo minuto. Giorgio Chiellini che da veggente gli ha predetto e soffiato il primo gol. Pellè ci scherza su. «Conte mi ha chiamato in barriera, avevo Giorgio a fianco che mi ha detto: “Adesso mi giro verso il portiere e faccio gol”. Ho cercato di rubargli il momento, ma era già scritto che quella rete era sua». E Chiellini conferma. «Non sono un veggente, era una situazione che avevamo provato. Quando uno come Eder o Candreva tirano da così vicino sai già che il portiere non la tiene».
Pellè non è solo il bello d’Italia, è pure il simbolo di quei ragazzi andati all’estero per affermarsi. «È dura trovare Paesi come l’Italia, ma sei hai difficoltà in un ambiente è giusto cercare fortuna altrove». Altro protagonista di una vittoria non pronosticata è Chiellini. «Abbiamo chiuso un cerchio con la Spagna, dopo tante sconfitte una rivincita». Sintetico ed efficace Bonucci: «Oltre a essere cattivi ora siamo anche belli».
E c’è il «santo» Gigi Buffon, così l’ha definito Chiellini. Tre parate miracolose hanno tenuto in piedi l’Italia, il portiere non si scompone: «Sono lì per questo. Dopo tanti anni di non vittorie e una sconfitta cocente con la Spagna ci siamo rifatti. Questa squadra non ha superstar, ma giocatori utili alla causa». Il capitano azzurro però mette in guardia: «Non dobbiamo pensare che non ci siano limiti ai sogni, i dubbi che si nutrivano nei nostri confronti erano legittimi. Sulla carta eravamo inferiori a tutte le Nazionale partite. Sbagliamo se cambiamo il nostro approccio. Non dobbiamo ancora dire di aver fatto qualcosa, la strada è tortuosa». E si ripropone il solito dilemma: meglio Buffon o Neuer? «Lui – scherza Gigi – il futuro è suo, io non ho più l’età per stare in certe competizioni. Alla fine però preferiscono me». Sorride e se ne va. Avanti, come l’Italia.