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 2016  giugno 28 Martedì calendario

È accettabile che una metà dell’elettorato governi anche su quell’altra metà? Ricordando le amministrative di Vienna del 1895

È accettabile che una metà dell’elettorato, per via del numero, governi anche su quell’altra metà (naturalmente il discorso sarebbe lo stesso se a vincere fosse l’altra metà)? Una questione non di secondaria importanza, in particolare in Austria, visto che quel ballottaggio agli storici potrebbe avere ricordato le elezioni amministrative del 1895, a Vienna, alle quali si candidò, per la carica di borgomastro (sindaco), Karl Lueger con lo slogan «La grande Vienna non deve diventare la grande Gerusalemme». Per le accuse che gli furono mosse di xenofobia e antisemitismo, l’imperatore Francesco Giuseppe per ben tre volte gli negò la ratifica, necessaria allora per la validità delle elezioni. Alla volontà popolare, l’imperatore si piegò solo dopo la quarta elezione, nel 1897, dopo la quale Lueger rimase sindaco fino alla morte nel 1910.
Vito de Luca

Caro de Luca,
Vi sono addirittura casi (la Gran Bretagna e gli Stati Uniti) in cui il sistema elettorale conferisce il diritto di formare il governo anche alla persona o al partito che non sono stati votati dalla maggioranza degli elettori. Naturalmente questo accade soprattutto in Paesi dove esiste una ben radicata tradizione democratica e in cui la società ha buone ragioni di pensare che il vincitore non approfitterà del potere conquistato per sopprimere le opposizioni. Occorre in altre parole che il principio dell’alternanza sia stato accettato e collaudato. Non credo che l’Austria giustifichi qualche timore. È vero che il Paese è stato caratterizzato per molti anni da una democrazia consociativa in cui i due maggiori partiti (popolari e socialdemocratici) governavano insieme, ma esiste un partito di destra nazionale, spesso accusato di simpatie illiberali, che raccoglie da parecchi anni voti di insoddisfazione e protesta.
Il caso Lueger, citato nella sua lettera, riflette i costumi politici di un’epoca di transizione in cui la volontà popolare, in alcuni Paesi, poteva ancora essere annullata da un veto del sovrano. Si dà il caso che in questa particolare vicenda Francesco Giuseppe non avesse tutti i torti. Lueger aveva conquistato la guida dei cristiano-sociali (un partito antenato delle democrazie cristiane) e aveva fatto una campagna elettorale antisemita in un periodo in cui la forte immigrazione ebraica dalle province polacche e ucraine dell’Impero aveva suscitato a Vienna una ondata di razzismo. Era stato eletto, ma l’imperatore temeva che il programma antisemita del sindaco della capitale mettesse a rischio il principio della convivenza, fondamentale per la pace sociale di un impero multinazionale e multireligioso.
Alla fine Francesco Giuseppe dovette piegarsi alla volontà popolare e Lueger, negli anni in cui fu Borgomastro, dette effettivamente prova di grandi capacità organizzative. Con l’occasione, caro de Luca, le segnalo che a Vienna esistono ancora parecchi luoghi intitolati al suo nome. Qualche anno fa i socialdemocratici riuscirono a trasformare il Doktor Karl Lueger Ring (uno dei viali del grande anello che circonda il centro della città) in Ring dell’Università. Ma nello stesso quartiere, salvo mutamenti degli ultimi tempi, un monumento a Lueger è ancora in una piazza che porta il suo nome.