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 2016  giugno 28 Martedì calendario

Messi dimentica che il suo talento è di proprietà di quelli che lo guardano

Messi si è dimenticato la differenza che passa tra un essere umano e un campione. Perché anche un campione a volte è un essere umano qualsiasi, che davanti alle delusioni non sa più come fare. E lui ha detto: basta, mi ritiro. Troppe volte è arrivato vicino a una vittoria importante con la Nazionale e troppe volte ha fallito, e stavolta per colpa di un rigore sbagliato nella finale della Copa America. Ha vinto tanto, ma mai con l’Argentina. E così tra le lacrime ha dichiarato che lascia la Nazionale.
È legittimo. Si sente fallito, deluso, triste. Ma si è dimenticato un particolare, mentre annunciava stizzito questo addio. Si è dimenticato di essere Lionel Messi, l’idolo di milioni e milioni di ragazzini e di adulti in ogni angolo del mondo. Che quando ci sarà il prossimo Mondiale o la prossima Copa America, lo vogliono vedere zigzagare con la palla incollata al piede sinistro, lo vogliono vedere calciare all’improvviso, vogliono godersi un diagonale rasoterra che metta un compagno davanti alla porta. Altrimenti quel Mondiale o quella Copa America perderanno senso. Il miglior giocatore del mondo non può stare a casa perché pensa di non saper vincere e di aver sbagliato un rigore di troppo. Non funziona così. Messi ha un carattere, delle debolezze e un po’ di sentimenti confusi. Ma a noi non importa. Che gli vada o no, gli è capitato un talento gigantesco e il carattere, le debolezze e i sentimenti non lo possono annullare. L’essere umano qualsiasi deve sottostare al talento, rimettere quella maglia, tornare in campo, e avere la possibilità di calciare in porta un rigore decisivo oppure di sbagliarlo di nuovo. Non importa. Il talento non è di sua proprietà. Il talento è proprietà degli altri che lo guardano e che aspettano la diretta tv per goderselo. E nessuno può negarci Messi. Neanche Messi.