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 2016  giugno 25 Sabato calendario

Astronauti che si allenano sottoterra

Temperatura costante di 14 gradi, umidità vicina al cento per cento. Equipaggiamento essenziale: calzini e mutande (tre paia di ognuno, da cambiare a giorni alterni), indumenti da escursione, spazzolino da denti e bicarbonato, corde, faretto per la testa, elmetto, puntatore laser per misurare le distanze e l’indispensabile coltellino multiuso. Il cibo è spaziale, letteralmente: infatti è quello preparato per chi va in missione nella Stazione orbitante. L’acqua per bere e per lavarsi è a portata di mano, grazie ai numerosi laghi naturali e ai filtri portatili; ma comunque ogni residuo biologico viene trasferito fuori tutti i giorni. La natura deve restare incontaminata.
È così che si addestreranno dall’1 al 7 luglio nelle grotte sarde della valle di Lanaitho (Lanaittu per gli amanti del trekking), tra Oliena e Dorgali, sei astronauti arrivati da tutto il mondo: due americani della Nasa (Jessica Meir e Richard Arnold), uno spagnolo dell’Esa (Pedro Duque), un giapponese della Jaxa (Akihiko Hoshide), un russo del Roscosmos (Sergei Korsakov) e, per la prima volta, un cinese della Cnsa (Ye Guangfu). Si sono dati appuntamento ieri per cominciare il training in vista della spedizione nel sottosuolo, coordinata per l’Agenzia spaziale europea dall’italiana Loredana Bessone.
«Con gli astronauti scenderemo in sette: oltre a me, ci saranno tre istruttori del Cai e una guida speleologica, più due operatori foto e video», racconta Bessone, che è anche ideatrice del corso «Caves», «grotte» in inglese, dove si ricreano molte delle condizioni affrontate abitualmente dagli astronauti quando sono in orbita a quattrocento chilometri dalla Terra, nella Stazione spaziale internazionale (Iss). «In entrambi i luoghi c’è solo luce artificiale, bisogna convivere in spazi ristretti e affrontare situazioni di stress isolati dal resto del mondo. Le esplorazioni avvengono in paesaggi lunari tra labirinti, strettoie, pozzi e ostacoli. Per noi, è una occasione straordinaria per creare un team multiculturale che si confronta di continuo».
Già Paolo Nespoli, nel 2013, e poi Luca Parmitano, nel 2014, hanno seguito l’addestramento in Barbagia. Lo speleologo nuorese Mimiu Pintori, vicedirettore tecnico del corso, si è occupato di attrezzare la cengia naturale lungo i 1.500 metri che gli astronauti devono scalare per arrivare al campo base. Spiega: «Per completare il percorso ci vogliono tre o quattro ore, dipende dall’allenamento. La balconata è la parte che richiama di più l’esplorazione spaziale, come quando si esce fuori dalla Stazione agganciati a un cavo di sicurezza».
La spedizione serve a creare spirito di gruppo, a stimolare nuove abilità, a perfezionare quelle già esistenti e a fare ricerca scientifica. Loredana Bessone va nei dettagli: «Vengono prelevati ed esaminati campioni di roccia e insetti o altre forme viventi. Ogni giorno si fanno almeno cinque esperimenti. Il training non si conclude con l’uscita all’aria aperta, ma con una relazione scritta, proprio come succede dopo un viaggio nello spazio». Le comunicazioni all’esterno saranno poche e limitate a informazioni di servizio, anche perché superare ottocento metri di roccia è un’impresa pure per il migliore degli operatori telefonici: nei prossimi giorni saranno utilizzati tre sistemi, tutti alimentati a batteria.
L’astronauta dell’Esa Thomas Pesquet esplorò le grotte di Lanaitho nel 2011. Di quell’esperienza ha raccontato: «Lì sotto hai davvero la sensazione di essere fuori dal mondo. Quando siamo risaliti ci ha colpito l’intensità dei colori e degli odori, il blu del cielo, il verde degli alberi».
Il collega Tim Peake, che è appena rientrato da una missione di sei mesi sull’Iss, dopo aver seguito l’addestramento Caves ha detto: «Lo scenario che ti trovi davanti, una cattedrale di stalattiti e stalagmiti che si sono formate in decine di milioni di anni, ti fa cambiare prospettiva rispetto all’essere umano e alla sua presenza su questo pianeta».