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 2016  giugno 25 Sabato calendario

La Premier è a rischio?

I primi tifosi del Remain, nel calcio inglese, erano i presidenti dei club di Premier League: 20 su 20 contro la Brexit. Sinceri europeisti? No, affaristi. Secondo uno studio Ernst & Young, la Premier League contribuisce al Prodotto interno lordo per 3,4 miliardi di sterline. Una fetta viene dai diritti tv. La vendita all’estero delle partite del campionato inglese (trasmesse in 200 nazioni) vale 4 miliardi di euro per il triennio 2016-2019. Il segreto della Premier è avere tanti giocatori non inglesi di prima qualità: è esportabile ovunque. Gli stranieri sono 388 su 595: il 65,2%. A Euro 2016, negli ottavi di finale che oggi vedranno anche Galles-Irlanda del Nord, cioè il derby Exit/Remain, 138 giocatori su 368 giocano in Premier. E potrebbero essere di più se la Football Association non avesse legato il permesso di lavoro a una percentuale di gare giocate in nazionale dagli extracomunitari. Per il principio della libera circolazione questo non valeva per i calciatori dei Paesi Ue, più quelli come Norvegia, Islanda o Svizzera che hanno accordi speciali. Se nel 2003 le regole attuali fossero state applicate ai giocatori europei, Cristiano Ronaldo non avrebbe potuto firmare per il Manchester United. Eventuali nuove norme non potranno incidere su contratti già firmati, né in Inghilterra né altrove. Gareth Bale continuerà a essere considerato comunitario fino a quando non scadrà il suo contratto con il Real Madrid. I club di Premier, fin qui padroni del mercato, sono legati alla sterlina. Che da ieri vale di meno. Mentre per il Real Madrid non è cambiato il prezzo dello juventino Paul Pogba, lo stesso non si può dire per il Manchester City o il Chelsea. E i contratti in sterline, fin qui favorevoli, lo saranno ancora?