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 2016  giugno 25 Sabato calendario

La cordata Bonomi rilancia l’Opa su Rcs

La bufera Brexit non spaventa Andrea Bonomi e soci che rilanciano sul prezzo dell’Opa Rcs. La possibile uscita della Gran Bretagna dalla Ue era uno dei rischi che avrebbero potuto far desistere la compagine di International Media holding dall’andare avanti nell’operazione. Ma così non è stato e, anzi, Bonomi, Mediobanca, Della Valle, UnipolSai e Pirelli hanno deciso di pigiare sull’acceleratore per assicurarsi il futuro controllo della casa editrice che pubblica il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Il loro rilancio fino a 0,8 euro tutto in contanti avvicina e quasi pareggia la valutazione minima di 0,81 euro per azione individuata dai consulenti del consiglio di amministrazione. E al momento tiene a distanza i pur ragguardevoli sforzi effettuati da Urbano Cairo che venerdì scorso ha portato il concambio con le azioni Rcs a 0,16 per una valutazione implicita che ieri sera si attestava a 0,68 euro (Rcs ha chiuso in ribasso del 2,87% a 0,76 euro mentre Cairo Communication è scesa del 3,58% a 4,25 euro). In pratica Bonomi e soci per cercare di chiudere la partita hanno messo sul tavolo 40 milioni di euro in più, visto che l’esborso massimo della loro Opa passa da 283 a 323 milioni.
Gli sforzi di Cairo invece per la seconda volta sono stati giudicati negativamente dai consiglieri di Rcs: «Il cda valuta non congruo il corrispettivo dell’Ops incrementato per tutti i possessori di azioni Rcs». Tra i motivi del giudizio la difficoltà nel valutare il piano Cairo per il 2017 e 2018 visto che mancano le proiezioni sui conti del 2016. Ciò ha impedito ai valutatori di utilizzare il metodo dei flussi di cassa scontati mentre con il metodo dei multipli di mercato si arriva a definire un intervallo di 0,19-0,23 per il concambio che Cairo dovrebbe offrire, superiore allo 0,16 offerto.
Il cda Rcs, che circa un anno fa è stato nominato dai soci Mediobanca, Fca, Della Valle, UnipolSai, Pirelli e Intesa Sanpaolo, gran parte dei quali partecipano alla cordata Bonomi, ha criticato anche gli altri elementi del pacchetto Cairo. E cioè la mancata indicazione di un concambio per la prospettata fusione con Rcs e del prezzo dell’aumento di capitale fino a 70 milioni che Cairo potrebbe promuovere nella sua società. Nel mirino anche il dividendo straordinario che «potrebbe sostenere il valore delle azioni Cairo, migliorando il cambio implicito», e il voto maggiorato che «può rappresentare uno strumento di rafforzamento della posizione dei soci di controllo».
Tutto ciò detto ora si potrebbe aprire una nuova tornata di rilanci, visto che Cairo ha tempo fino a venerdì 1 luglio e, nel caso lo facesse, entrambi avrebbero a disposizione un nuovo round entro venerdì 8. Tra l’8 e il 15, però, investitori e risparmiatori dovranno prendere una decisione finale. E questa dipende in maniera cruciale dal valore a cui il singolo investitore ha acquistato le azioni Rcs. Consegnandole all’Opa Bonomi metterà la parola fine all’investimento in Rcs in cambio di contanti e poco gli importerà del progetto industriale cui verrà sottoposta la casa editrice in futuro. A meno che non voglia vendere e poi reinvestire in un secondo momento, dato che la società rimarrà quotata in Borsa.L’analisi è più complessa nel caso dell’Ops di Cairo, poichè bisogna valutare il piano industriale da lui proposto per capire se il titolo potrà apprezzarsi in futuro, magari anche sopra i valori che oggi esprime la Borsa. Difficile, però, che Cairo riesca a realizzare la fusione tra la sua casa editrice e la Rcs, visto che i soci storici hanno in mano il 22,6% e non hanno intenzione di venderlo. Questa quota, sommata alle azioni che arriveranno dall’Opa, se supererà il 30% andrà a costituire una minoranza di blocco in grado di ostacolare qualsiasi operazione straordinaria. Ma lo stesso potrebbe capitare a Cairo se dovesse arrivare almeno al 35% (può contare sul suo 4,7% e, forse, sul 4,1% proveniente da Intesa Sanpaolo).