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 2016  giugno 25 Sabato calendario

Le Pen e Salvini si scaldano: adesso tocca a noi

I manifesti erano pronti. “Et maintenant la France!”, e adesso la Francia. Dopo il Brexit, il Frexit: ecco il sogno di Marine Le Pen che ha fatto preparare le locandine da appendere nella sede del Front National, a Nanterre. La leader dell’estrema destra ha convocato una conferenza stampa per celebrare una sorta di trionfo per interposto paese. «Questo è un momento storico», esordisce Le Pen che per l’occasione ha pure cambiato la foto del suo profilo Twitter mettendo l’Union Jack e postando un messaggio: “È la vittoria della Libertà!”.
Dalla Francia all’Olanda, dalla Danimarca all’Italia, il fronte degli euroscettici festeggia l’addio di Londra all’Unione europea. La presidente del Fn è diventata un po’ la capofila del movimento che spera in un effetto domino in tutto il continente, anche se i rapporti tra Le Pen e Nigel Farage non sono stati facili in passato. La leader francese voleva andare oltre Manica per fare campagna in favore del “leave”. Alla fine il viaggio non c’è stato. «Per non essere accusata di ingerenza» si è giustificata Le Pen. In realtà, l’Ukip ha fatto capire che la sua presenza non era gradita e una delle responsabili della campagna per l’uscita dall’Ue, Gisela Stuart, ha addirittura chiesto di vietare l’ingresso alla frontiera della leader francese.
Le Pen però adesso sfrutta al massimo la battaglia dei vicini britannici e vuole unire il fronte che cavalca i nazionalismi e punta a smontare pezzo per pezzo l’Europa unita. È stata tra le promotrici del nuovo gruppo di europarlamentari Europe of Nations and Freedom che si è riunito il weekend scorso a Vienna, ospitato dal presidente del Fpö, Heinz-Christian Strache, arrivato a un passo dal potere con le elezioni politiche di qualche settimana fa. Il fronte del “leave”, declinato nelle tante lingue del continente, si organizza, prendendo come una bandiera la nuova vittoria simbolica a Londra. E pazienza se il Regno Unito è un caso a parte, perché non appartiene né all’eurozona né allo spazio Schengen.
Il colpo è forte e si sente. Nel Nord, i partiti populisti svedese e danese chiedono referendum in fretta, e mettono in seria difficoltà i rispettivi governi. Il vento di secessione soffia fino a Est, dove l’adesione all’Ue è più recente. Secondo il leader polacco Jaroslaw Kaczynski occorrono subito un nuovo trattato europeo e riforme di fondo, mentre per il premier ungherese Viktor Orbàn «la vittoria del leave mostra che l’Europa deve ascoltare i cittadini».
L’onda lunga delle polemi- che provocate dal Brexit rischia di diventare un argomento delle prossime campagne elettorali in molti paesi. È come un tabù che è stato cancellato, una battaglia sdoganata, e in cui sembra ormai possibile immaginare tutto. In Spagna si vota domani in uno scenario di incertezza, con l’eterno caso sulla sovranità di Gibilterra che è stato improvvisamente riaperto. Per la Francia la scadenza è tra meno di un anno, nel maggio 2017. Tutti i sondaggi danno Le Pen in testa al primo turno delle elezioni presidenziali e molto probabilmente al ballottaggio. La presidente del Fn non fa sconti: «Uscire dall’Unione europea ora è possibile», esulta. Oltralpe non esistono i referendum nazionali di iniziativa popolare sui Trattati europei. Ma Le Pen si vede già all’Eliseo. Se sarà eletta presidente, spiega nella conferenza stampa, seguirà la strada scelta dal premier David Cameron: avrà sei mesi, previsti dai trattati per i negoziati con Bruxelles, prima di indire il referendum. «Lo chiedo dal 2013 – spiega vogliamo una consultazione per recuperare le quattro sovranità principali della Francia: territoriale, legislativa, monetaria, economica».
La parola “exit” rimbalza sul continente, l’effetto contagio da Londra va veloce. L’olandese Geert Wilders, leader dell’estrema destra del Partito per la libertà, pensa a un “Nexit” per far uscire l’Olanda dall’Ue. «Anche gli olandesi spiega – hanno diritto a un referendum». Il 2017 sarà anno elettorale anche nei Paesi Bassi, come in Francia e in Germania. Wilders promette che se diventerà primo ministro l’anno prossimo formerà una coalizione di governo con i partiti «con cui si possa concludere un accordo sul referendum».
L’Olanda e la Francia sono state le due nazioni che hanno inflitto una brusca frenata all’integrazione europea con i “no” ai referendum indetti nel 2005. Ora il copione potrebbe ripetersi, ma con ambizioni molto più grandi e conseguenze potenzialmente devastanti. Dall’anno scorso i sondaggi danno ottimi piazzamenti per il Pvv di Wilders in particolare durante il picco della crisi migratoria. Se le elezioni si tenessero oggi, il partito euroscettico otterrebbe 31 seggi, più del doppio degli attuali 15 e diventerebbe il principale partito del parlamento olandese.
È un giorno da ricordare per il fronte degli euroscettici, anche se i sondaggi non sempre sono favorevoli al divorzio con Bruxelles. In Francia solo il 26% dei cittadini voterebbe per un Frexit, mentre il 51% è contrario, con un forte numero di indecisi: 23%.«Giovedì 23 giugno resterà nella storia come il giorno dell’Indipendenza» commenta Wilders, storico alleato di Le Pen. «L’élite eurofila è sconfitta – continua -. Il Regno Unito indica all’Europa la strada verso il futuro e la liberazione».
La Lega Nord, ha annunciato Matteo Salvini, comincerà una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che consenta agli italiani di esprimersi sui trattati europei. «Provo invidia per il fatto che gli inglesi possano votare, cosa che agli italiani è impedito» dice Salvini ricordando un emendamento già presentato sia alla Camera sia al Senato in sede di riforma costituzionale che permetterebbe agli italiani di poter votare anche per l’abrogazione di trattati europei.