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 2016  giugno 25 Sabato calendario

La rivincita del documentario guidata da Luca Zingaretti

Raccontare la realtà, smantellare i luoghi comuni, portare alla luce la verità dei fatti. Non è vero che le persone hanno solo voglia di evadere, sentirsi raccontare favole e non pensare ai guai. Da dieci anni «Hai visto mai?», il festival di scena a Pesaro fino a domani, dimostra che «nonostante l’abbrutimento dovuto alla scarsa qualità di quello che gli viene proposto, la gente ha voglia di contenuti». 
Luca Zingaretti, che dirige l’appuntamento mettendoci dentro tutta la sua passione e la sua solida tenacia, racconta soddisfatto di spazi stracolmi, di dibattiti che dovevano durare un’ora e sono andati avanti per tre: «Il mio mestiere mi tiene occupato tutto l’anno, l’impegno del Festival, che tra l’altro non è remunerato, mi prende molto e ogni volta dico: “Questa è l’ultima edizione”. Poi, però, mi sembra giusto prolungare l’esperienza. Sono un privilegiato e spendermi in questa rassegna, oltre a darmi la sensazione, forse aleatoria, di incidere sul dibattito del Paese, è una maniera per restituire quello che ho ricevuto».
Dedicato ai documentari italiani e internazionali centrati su temi sociali e di costume, «Hai visto mai?» ha avuto una pre-apertura con il monologo Stronzate scritto da Giuseppe Cesaro e interpretato dall’attore: «L’argomento di quest’anno è migrazione e terrorismo, il testo è una sorta di premessa, l’invito a guardare avvenimenti e problemi partendo da un dato di realtà, smettendo di ascoltare passivi spiegazioni senza fondamento. Ci fanno vedere immagini di persone che fuggono dai loro Paesi, dicono che bisogna accoglierli, ma non ci spiegano bene il perché».
Migrazione e terrorismo
Stronzate è una raccolta di frasi fatte che tutti abbiamo nelle orecchie, non semplici bugie, ma ragionamenti insulsi e tendenziosi: «“I terroristi arrivano dal mare nascosti tra i profughi”; loro viaggiano in aereo in prima classe, l’obiettivo non è morire in mare, ma diffondere la paura seminando morte e distruzione».
Per il campione di audience di una delle serie più amate della tv italiana, un Festival come «Hai visto mai?» potrebbe apparire una fatica superflua, ma la spinta a tenere viva la coscienza politica fa parte del Dna della famiglia Zingaretti, dell’attore Luca e di suo fratello Nicola, presidente della regione Lazio: «Certo, una rondine non fa primavera, ma io sono convinto che far vedere bei documentari sia importante. Finora è stato un genere trascurato, adesso, per fortuna, si sta muovendo qualcosa, la gente inizia a interessarsi. È un po’ come con mia figlia, quando diceva “io il cocomero non lo mangio” e io le rispondevo “ma se non lo hai mai assaggiato?”...».
La Rai, secondo Zingaretti, avrebbe dovuto «investire nel settore, e invece non l’ha mai fatto». Potrebbe anche succedere che, proprio per realizzare un’opera di questo tipo, Zingaretti decida di tornare dietro la macchina da presa: «Ho già girato due documentari, il più importante è stato quello dedicato a Suso Cecchi D’Amico che si raccontava in un’intervista fatta dalla nipote Margherita, la mia prima moglie. Mi piacerebbe ripetere l’esperienza, magari affrontando l’argomento dei migranti». Prima però, assieme agli impegni familiari da dividere con la moglie Luisa Ranieri, c’è tanto altro da fare: «A settembre recito in un film francese sulla storia di una squadra di calcio femminile, poi, fino a febbraio, riprendo in teatro The Pride di Alexi Kaje Campbell, dopo girerò un’opera prima italiana». Il commissario Montalbano può attendere: «L’abbiamo appena finito, vediamo se l’anno prossimo si farà».