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 2016  giugno 25 Sabato calendario

La regina Elisabetta pensa alla reggenza di Carlo

La regina Elisabetta era di pessimo umore ieri mattina presto, quando ha ricevuto la telefonata del premier David Cameron. Aveva sentito il notiziario della Bbc dalla vecchia radio Roberts che tiene sul comodino, e il colloquio con il primo ministro è stato più gelido del solito. Dimettendosi, avrà pensato, quell’uomo non fa che raccogliere quello che ha seminato. Che bisogno c’era di far votare gli scozzesi sull’indipendenza? Per poco non l’hanno approvata. E che cosa gli è venuto in mente di indire un referendum anche sull’adesione all’Unione europea? Non era obbligato a farlo: ha giocato con il fuoco come un bambino, e ha incendiato il mondo. Bisogna sempre rispettare quello che i cittadini decidono, ed è per questo che un leader saggio non dovrebbe farli votare troppo spesso. 
A 90 anni appena compiuti, Elisabetta pensava di potersi finalmente godere un po’ di riposo e invece si trova a dover affrontare uno dei passaggi più difficili del suo regno. La Scozia, che ha votato per l’Europa, potrebbe indire un nuovo referendum per uscire dal Regno Unito; lo stesso vuole fare l’Irlanda del Nord, e dopo di loro se ne andrà di sicuro anche il Galles. Lei avrebbe voluto essere ricordata come una grande regina e ce l’aveva fatta, ma il rischio di passare alla storia anche come il sovrano che ha perso dopo due secoli il Regno Unito è ora molto forte. Nel week end ne parlerà con Filippo, e si diranno che dopo tanta fatica questo destino proprio non se lo meritavano. 
L’uscita dall’Europa non toglie nessun potere a Elisabetta e alla sua famiglia. Lei resta il leader dello United Kingdom, del Commonwealth, di Canada, Australia, Nuova Zelanda di altre 12 nazioni. Ma quanto durerà? La Gran Bretagna ha di nuovo scelto il proprio “splendido isolamento” e adesso dovrà guardare più al resto del mondo che all’Europa, come durante il regno di Vittoria. Bisognerebbe rinsaldare i legami con i paesi d’oltremare, andare negli Stati Uniti a rassicurare il nuovo presidente, impegnarsi negli estenuanti viaggi di settimane che Elisabetta ha instancabilmente compiuto per tutta la vita. Sarebbe necessario recarsi anche nel Galles, visitare di nuovo la Scozia e l’Irlanda del Nord, stringere mani, raccogliere l’affetto della gente. Ma come si fa a 90 anni, con un marito che ne ha 95 e che, pur continuando a compiere il proprio dovere, non nasconde di non poterne più? Mandarci Carlo e Camilla non sarebbe la stessa cosa, e William e Kate sono molto carini con George e Charlotte in braccio, ma questo non basta per orientare le scelte di un Paese. 
Di abdicare non se ne parla, ma Elisabetta, pensando che una situazione così grave richieda energie più fresche, potrebbe cedere la reggenza a Carlo, 67 anni, e si prepara a regnare da più di mezzo secolo. Ma la Regina sa che quando questo avverrà molti paesi del Commonwealth dichiareranno l’indipendenza, perché se accettano ancora lei come capo di stato, non è detto che riconoscano tale diritto a qualcun altro. Forse oggi rimpiange di non avere fatto qualcosa, come prima del referendum scozzese, quando invitò i sudditi a pensarci bene. Nel giorno del suo compleanno aveva detto di sperare che «tutti fossero consapevoli degli enormi benefici che si realizzano quando la gente si unisce per un obiettivo comune», ma non è bastato. 
Ora c’è tanto lavoro da fare, non c’è più tempo e mancano le forze per farlo. In autunno bisognerà nominare un nuovo premier, forse proprio Boris Johnson, il primo che verrà a Buckingham Palace in bicicletta. E, subito dopo, anche per l’ultima grande regina arriverà forse il tempo di prendere una decisione importante.