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 2016  giugno 24 Venerdì calendario

Se il popolo del Regno Unito ha votato per uscire, i calciatori hanno lottato per rimanere. E ci sono riusciti. Mai tre Nazionali britanniche s’erano qualificate per un Europeo

Il popolo ha votato per uscire (o meno). I calciatori hanno lottato (tutti) per rimanere. E ci sono riusciti. Il referendum sulla Brexit accompagna l’esplosione del british power all’Europeo 2016. Arriveranno in fondo? Difficile. Ma stiamo all’oggi. Mai tre Nazionali britanniche s’erano qualificate per un Europeo. Alla prima presenza di massa, hanno superato i gironi. La triade Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord (più la cugina Repubblica d’Irlanda) «occupa» gli ottavi. Fatto storico. Il pubblico globale s’è già goduto uno scontro tra fratelli. Vittoria degli inglesi sui gallesi. Altro derby in calendario: domani, Parigi, Galles-Irlanda del Nord. Stavolta, ne resterà una sola. E Pierluigi Collina, responsabile continentale degli arbitri, sembra sia stato al gioco: la partita la dirigerà un inglese, Martin Atkinson.
Il Regno Unito sceglie se chiudersi all’Europa. Il Regno dis-Unito del calcio (perché questo è: un unico Stato, ma con quattro Nazionali, Scozia compresa) ha armato i suoi eserciti sulla scena del football europeo. Portano in Francia quel loro spirito di lotta quasi medievale, un po’ rugbystico, molto epico, parecchio drammatico. Giocano con gli altri: ma è come se al programma ufficiale sovrapponessero un campionato a parte. Cosa loro. Sentite Gareth Bale (dichiarazioni di ieri): «È una vittoria morale». Il Galles è arrivato prima dell’Inghilterra nel girone. «Abbiamo tutto il diritto di vantarci. È bello star sopra gli inglesi». Voleva dire di più: è una libidine.
I giochi del rovescio in questo micro Europeo britannico si moltiplicano. Con effetti comici. Prendete le capriole della nobiltà. Carlo, figlio di Elisabetta II, ha il titolo di principe di Galles. Suo figlio William, duca di Cambridge, lunedì è andato a vedere Inghilterra-Slovacchia a St. Etienne. Il profilo Twitter di Kensington Palace (residenza di William e Kate) ha diramato pure un: «C’mon England». Poi qualcuno dev’essersi ravveduto: «Che facciamo? Dimentichiamo gli altri? In fondo, sono figli nostri pure loro...». Così è arrivato un secondo cinguettio: «E buona fortuna al Galles!».
Altri capovolgimenti. Gli inglesi hanno subìto l’onta di arrivar dietro al Galles, ma la sorte li ha ripagati. Agli ottavi incontreranno l’Islanda. Le due Irlande si sono aggrappate alla qualificazione: passate entrambe come terze ripescate. Ma non è finita: perché le quattro Nazionali spuntano fuori un po’ tutte dallo stesso bacino. Tra i 92 calciatori, 81 giocano in Inghilterra. Molti nei club sono compagni di squadra, ma con la casacca della Nazionale addosso un po’ (sportivamente) si disprezzano. Il derby di domani: «Sarà una partita all’inglese – dice l’attaccante dell’Irlanda del Nord, Kyle Lafferty – la spunterà chi avrà più fame. Dunque, noi».
La giovane Inghilterra per assurdo è la meno inglese tra le squadre britanniche. Molta più palla a terra rispetto alla tradizione. Sono i fighetti del gruppo. L’allenatore Roy Hodgson: «Dobbiamo ritrovare il killer instinct». Ma anche lui rischia: si parla dell’ex coach del Liverpool, Brendan Rodgers, come sostituto. Il Galles (non è l’unico) si candida ad essere il Leicester dell’Europeo. Il Leicester (quello vero) vive intanto da ieri ore più tranquille. Il centravanti Jamie Vardy ha rinnovato il contratto. Ma prima di tornare a casa da Claudio Ranieri, proverà pure lui ad alimentare il british power all’Europeo.
Gianni Santucci