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 2016  maggio 31 Martedì calendario

Il surriscaldamento globale fa bene a polpi, seppie e calamari

Chissà se le capacità del Polpo Paul, la star dell’acquario tedesco di Oberhausen che per i Mondiali di calcio del 2010 ha predetto e indovinato tutti i risultati della Germania, sarebbero state in grado di predire che i molluschi come lui avrebbero vinto la sfida contro i cambiamenti climatici.
 
Le acque degli oceani si riscaldano e il fenomeno causato dalle attività antropiche mette a repentaglio la vita di tante specie marine.
 
Ma c’è una classe che va in controtendenza, a cui il caldo tutto sommato piace, che ha saputo adattarsi e addirittura sfruttare le nuove condizioni climatiche: stiamo parlando dei cefalopodi, vale a dire polpi, seppie, calamari e altri molluschi simili. A certificare un aumento delle popolazioni di queste creature marine è un recente studio dell’università di Adelaide.
 
La ricercatrice Zoë Doubleday, dell’Istituto dell’ambiente dell’ateneo australiano, ha pubblicato i risultati delle sue indagini sulla rivista Current Biology. In tutti gli oceani del mondo, negli ultimi sessant’anni, il numero di polpi, seppie e calamari è aumentato. Una crescita esponenziale che sancisce l’adattabilità di queste specie rispetto ad altre e che sarà approfondita da nuovi studi per capire le conseguenze di questo fenomeno, ma anche quanto le attività umane possono influenzare la vita negli oceani.
 
«I cefalopodi sono notoriamente variabili, spiega la studiosa, e la popolazione può oscillare fortemente sia all’interno di una stessa specie sia tra specie diverse. Il fatto che abbiamo osservato consistenti incrementi nel lungo periodo di diversi gruppi di cefalopodi, in habitat diversi, è un risultato notevole». I cefalopodi si confermano così creature dalla crescita rapida, con una breve durata di vita e uno sviluppo flessibile. Caratteristiche che hanno permesso loro di adattarsi meglio ai cambiamenti climatici. La loro proliferazione dagli anni Cinquanta ad oggi potrebbe essere dovuta anche alla diminuzione dei loro predatori, che non si sono adattati così bene al riscaldamento delle acque e che sono tra le prede preferite delle reti dei pescatori.
 
Ora i ricercatori stanno cercando di capire che effetti può avere nel futuro un trend di crescita come quello registrato negli ultimi sessant’anni. «I cefalopodi abitano in tutti gli ambienti marini, e sono voraci predatori, ma anche un’importante fonte di cibo per molte specie animali, compreso l’uomo», conclude Doubleday. «Per questo, il loro aumento ha implicazioni importanti, ma estremamente complesse, sia per la catena alimentare degli ecosistemi marini sia per la nostra specie».