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 2016  maggio 31 Martedì calendario

Sul delitto romano di Ponte Galeria, adesso che l’assassino ha confessato, ci si tormenta su questo: almeno due automobili sono passate vicino alla ragazza che stava bruciando viva, e urlava

Sul delitto romano di Ponte Galeria, adesso che l’assassino ha confessato, ci si tormenta su questo: almeno due automobili sono passate vicino alla ragazza che stava bruciando viva, e urlava. La notte era tiepida, i finestrini delle macchine probabilmente aperti, i guidatori non possono non aver sentito qualcosa. Ma nessuno si è fermato. Altrimenti la giovane Sara Di Pietrantonio, benché gravemente ustionata, forse si sarebbe potuta salvare. Il capo della Squadra mobile, Luigi Silipo, 48 anni, romano, ha detto: «Ci vuole coraggio da parte dei cittadini, da parte di chi passa e vede qualcuno in difficoltà. Una telefonata al 113 è gratis. Se si vedono cose strane è dovere chiamare le forze ordine». Il sostituto procuratore Maria Monteleone, calabrese, 64 anni, un’esperta dei tormenti che gli uomini riservano alle loro donne, ha aggiunto: «Speriamo che questa morte così atroce non sia inutile. Invito le ragazze a denunciare, a non tenere nascosti comportamenti minacciosi di chi afferma di volerti bene mentre così non è. E poi faccio un appello a chi si imbatte in ragazze bisognose di aiuto. Non siate indifferenti. Se non ci fosse stata quest’indifferenza, probabilmente Sara non sarebbe morta». Due degli automobilisti che sono passati vicino al luogo della tragedia, identificati grazie alle telecamere della fabbrica di calcestruzzi di via della Magliana che ha ripreso per intero la scena del delitto, hanno risposto agli inquirenti che li avevano raggiunti: «Non ci siamo resi conto della ragazza che chiedeva aiuto». È importante anche l’appello della Monteleone alle donne che esitano a sporgere denuncia. Forse se Sara, facendosi forte della legge contro lo stalking, avesse chiesto aiuto dopo le prime prepotenze del fidanzato, le forze dell’ordine avrebbero potuto far qualcosa.

Parliamo di questo fidanzato.
Si chiama Vincenzo Paduano, ha 27 anni, fa la guardia giurata, dopo il delitto è andato regolarmente a lavorare, non tradendo nessun nervosismo. La polizia l’ha messo subito in cima ai sospettati. Ha resistito all’interrogatori per otto ore. Poi ha confessato. Sara l’aveva lasciato, e adesso aveva un altro. Insopportabile. Il solito caso del maschio che non accetta una cosa altrimenti normalissima - e che le donne sanno affrontare enormemente meglio - cioè la fine di una storia.  

Una storia durata quanto?
Un paio d’anni. Anna e Luciana, le due zie di Sara che vivono nella palazzina di famiglia alla Magliana, hanno detto che questo Vincenzo pareva un bravo giovane, mai avrebbero pensato... Anche questo è tipico. La madre però ha spiegato tra le lacrime che negli ultimi tempi qualche violenza da parte di lui, che non sopportava lo sfilacciamento progressivo del rapporto, c’era stata. Come fanno quasi sempre le donne, Sara aveva lasciato correre, senza presentare denuncia, anche perché essendo il Paduano una guardia giurata la denuncia per stalking avrebbe potuto avere conseguenze serie sulla sua carriera. Di fatto però era diventato uno stalker. Inseguimenti, telefonate. Fino al culmine di domenica notte.  

Raccontiamo il delitto, su cui a questo punto sarà stata fatta piena luce.
Sì, non ci sono più misteri. Sabato sera la giovane Sara, di appena 22 anni, aveva incontrato ancora una volta Paduano per sopportare l’ennesima spiegazione. Non si sa se anche in quel frangente sia volato qualche schiaffo. Fatto sta che subito dopo la ragazza è andata a casa di una sua amica, con cui stava preparando uno spettacolo di danza. È rimasta lì fin verso le tre di notte. A quell’ora ha mandato un sms alla mamma Tina, come faceva sempre quando le capitava di star fuori fino a tardi: «Sto arrivando». Ma, quando è scesa, sotto c’era ad aspettarla il suo assassino. Lei è scappata in macchina (una Toyota Aygo che le aveva prestato la madre), lui l’ha inseguita. Arrivati a Ponte Galeria, a pochi passi da casa sua, l’ha speronata e costretta a fermarsi. Quindi è sceso dall’automobile e ha preso posto nella Toyota. Aveva portato con sé una tanica di benzina, dunque aveva già premeditato il misfatto. Nella macchina, poi, in mezzo alle grida, ha rovesciato la benzina sul pavimento, poi l’ha spruzzata in faccia a Sara, che è scesa di corsa singhiozzando. Lui è uscito dall’auto, ha incendiato la benzina e s’è buttato all’inseguimento. Mentre la Toyota esplodeva, ha raggiunto la sua vittima nel giardino del ristorante La Tedesca, lì di fronte, e le ha dato fuoco. Forse ha anche provato a strozzarla, dettaglio che sapremo solo dopo l’autopsia. Quando sono arrivati i soccorritori, Sara era morta, la testa e le spalle carbonizzate, irriconoscibile.  

Che storia aveva questa poveretta?
Aveva fatto lo scientifico al Cannizzaro, poi aveva tentato l’esame di ammissione a Medicina, senza passarlo. Adesso studiava Economia all’università Roma 3, e intanto andava tre volte alla settimana all’Aquila per imparare a suonare il flauto. E studiava danza, la sua vera passione. Maledetti uomini.