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 2016  maggio 29 Domenica calendario

Anche Gigi D’Alessio dà il suo addio alla Siae

C’è poco da stupirsi, le uscite prima di Fedez e ora di Gigi D’Alessio che annunciano il loro divorzio dalla Siae per passare a Soundreef, non sono altro che le prime avvisaglie di quello che nei prossimi anni sarà il fronte caldo delle battaglie musicali, il diritto d’autore e il suo valore. Terreno scivoloso che, con il dilagare dello streaming, da una parte ha perso peso economico (Spotify paga 0,007 dollari a ascolto che, per l’artista, diventano 0,001128 dollari), dall’altra ha acquistato importanza (oltretutto si tratta pur sempre di una fetta di mercato che in Europa vale 5 miliardi di euro).Dunque non è difficile immaginare che, alle defezioni di D’Alessio e di Fedez, ne seguiranno altre spinte anche dalla recente direttiva europea che riconosce a tutti gli autori ed editori europei la libertà di scegliere a quale società di gestione dei diritti affidarsi. In Italia il decreto di recepimento è in discussione al Senato, ma recentemente il ministro Franceschini ha fatto ritirare gli emendamenti che avrebbero aperto il mercato alle società di intermediazione indipendenti come è appunto Soundreef, schierandosi per la continuazione del monopolio Siae: «All’estero ce lo invidiano». Così, se il testo passasse nella forma attuale, ma anche in maggioranza le voci son sono concordi, Soundreef, startup nata a novembre scorso, dovrebbe continuare a operare in Italia attraverso una controllata inglese.Ieri D’Alessio, 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e un repertorio di circa 750 brani, ha motivato la sua decisione in modo netto: «Dal primo gennaio del 2017 Soundreef avrà mandato di riscuotere i miei diritti d’autore. A convincermi è stata la trasparenza della loro rendicontazione al contrario di quella Siae che non è analitica». E poi ha aggiunto: «Sono sempre attento alle novità e mi sono accostato con curiosità a Soundreef. Ho cercato di capire meglio e questi giovani mi hanno convinto. Sono certo che tanti altri mi seguiranno». Indicazione che trova eco nell’ottimismo di Davide D’Atri, ad di Soundreef: «Credo che presto assisteremo a un effetto domino. Abbiamo tanti contatti in fase avanzata». Inevitabile la replica a stretto giro della Siae: «Le parole di D’Alessio ci stupiscono, non capiamo a cosa si riferisca in tema di trasparenza perché la nostra ripartizione è gestita in modo del tutto chiaro, utilizzazione per utilizzazione, titolo per titolo, fonte per fonte». E poi la stoccata: «Abbiamo perplessità su quanto questo tipo di approccio possa essere continuativo nel tempo perché, a meno che Soundreef abbia fondi illimitati, che Siae sicuramente non ha. È evidente che una volta ingaggiati 5, 10, 20 artisti sarà complicato mantenere un modello di business adeguato per la tutela dei diritti di tutti gli Autori» L’appeal di Soundreef, in effetti, sta nel fatto che i suoi tempi di rendicontazione e pagamento sono più brevi rispetto alla Siae (rispettivamente 7 e 90 giorni contro sei mesi) anche se l’aggio, il margine trattenuto dalla società, è superiore a quello della Siae (25 per cento contro il 21 per gli eventi live). Comunque ad oggi la Siae conta su circa 80 mila autori iscritti contro poco più di un migliaio della nuova società concorrente.