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 2016  maggio 29 Domenica calendario

Anche gli italiani costruiranno la ferrovia del futuro, quella di Elon Musk

Una navicella sfreccia sulla superficie rossa del pianeta. È un cilindro argenteo, coperto di materiali adatti a raccogliere la luce del sole per generare l’energia necessaria al suo movimento e mantenere la temperatura stabile al suo interno. Dentro, una trentina di persone osservano la superficie di Marte scorrere attorno a loro, mentre la navicella segue il tracciato soprelevato lungo un binario di alluminio luccicante. A 1.200 chilometri all’ora il movimento è controllato oltre che dal sistema di propulsione magnetica passiva e dalle alette stabilizzatrici anche dai pattini che agganciano il carrello. Il movimento dei pattini segue la traccia di alluminio, si flette in tre diverse direzioni per ammortizzare le irregolarità del tracciato in modo intelligente. È arrivato sul pianeta rosso da Pisa, grazie alla startup innovativa Ales Tech. Forse, una delle componenti chiave del sistema di trasporto “open innovation” di Elon Musk, Hyperloop.
La ferrovia del futuro, cioè il sistema di trasporto tra città e lungo grandi distanze, secondo Musk deve cambiare radicalmente. L’imprenditore statunitense ha cominciato a descrivere specifiche e prototipi concettuali approcciando il problema come se fosse informatico anziché ingegneristico. Il quinto mezzo di trasporto del futuro potrebbe spostare persone sulla superficie della Terra (e poi su Marte, obiettivo esplicito di Musk, che porta avanti parallelamente anche la sua iniziativa SpaceX) a velocità comprese tra 600 e 1200 chilometri allora.
Sistemi di levitazione magnetica passiva o ad aria, tubi sotto pressione spinta, navicelle (pod, in inglese) capaci di viaggiare a velocità impressionanti, sistemi di scambio e architetture di stazioni.
Musk ritiene che si debba fare molto e velocemente in questo settore: dal 2012 i progetti e le gare aperte (di co-innovazione) per raccogliere le migliori idee delle migliori menti di tutto il pianeta si sono succedute. Lo scorso gennaio è stata chiusa una gara con le cento idee per il pod, questa estate se ne farà un’altra per il livello successivo, cioè un sistema di trasporto completo. Altre seguiranno. I prototipi sono in costruzione. Ci sono già due aziende che lavorano al filone principale di Musk, Hyperloop One e Hyperloop Transformation Tech.
«È la declinazione di Internet nel mondo fisico», dice Andrea Paraboschi, uno dei cinque ragazzi di Ales Tech, la startup innovativa nata a Pisa dopo che sette studenti dell’università e del Sant’Anna avevano partecipato al contest di Musk. La competizione (“tutta teorica”) aveva visto il progetto dei sette raccogliere consensi da tutte le parti. Si tratta di un’idea architetturale che affronta solo un problema ma lo risolve in maniera magnifica: «Il sistema delle sospensioni – dice Paraboschi – è quello che vincola la struttura del pod al sistema di levitazione scelto. È indipendente dalla tecnologia, sia essa magnetica passiva o ad aria, ed è smart nel senso che le molle e smorzatori si muovono su tre assi e sono controllati dal computer, che legge il tracciato e rispondere alle sollecitazioni delle imperfezioni irrigidendo e rammollendo la sospensione a seconda del bisogno».
Dei sette studenti che avevano raccolto successi nel contest ne sono rimasti tre, che hanno poi hanno tirato dentro altre competenze sempre universitarie (Paraboschi, che è un ingegnere con un dottorato in management e c’è poi un altro dottorando in materie giuridiche). La chiave è stata non solo l’innovazione architetturale ma anche la brevettazione, che ha consentito la nascita della startup, la raccolta di fondi (ne servono ancora) e la possibilità di partecipare in modo innovativo alla prossima fase, cioè la realizzazione di un pod funzionante.
«Siccome la nostra soluzione c’è ed è di notevole livello, molti dei gruppi che realizzano i pod completi ci hanno chiesto di poterla utilizzare. Sia che funzioni con un motore o l’altro». Nella gara questo vuol dire le possibilità aumentano notevolmente.
E poi ci sono anche gli altri mercati, perché questo tipo di sospensione può funzionare per treni ad alta velocità convenzionali ma anche per MagLev, per motori ad alta velocità di rotazione. «Ad esempio per gli elicotteri, che adesso ammortizzano le vibrazioni generate dal movimento delle pale con due piastre collegate da elementi di gomma chiamati “dumper” e che invece potrebbero usare la nostra tecnologia», dice Paraboschi.