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 2016  maggio 29 Domenica calendario

Salutiamo con gioia il ritorno in Italia del fuciliere Salvatore Girone, sbarcato a Ciampino dopo un volo dall’India a bordo di un Falcon 900 dell’Aeronautica militare

Salutiamo con gioia il ritorno in Italia del fuciliere Salvatore Girone, sbarcato a Ciampino dopo un volo dall’India a bordo di un Falcon 900 dell’Aeronautica militare. Ad aspettarlo la moglie Vania Ardito, i due figli, il padre, il nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e la nostra ministra della Difesa, Roberta Pinotti, più Cicchitto, Casini e il sindaco di Bari, Antonio Decaro. Baci, abbracci, commozione, la consapevolezza che per la prima volta da quattro anni i due marò sono in Italia, e non per pochi giorni.

La vicenda però non è finita.
No. L’altro marò, Massimiliano Latorre, era già qui dal settembre 2014, a causa di un piccolo ictus che l’aveva colpito in India. Il ritorno anche di Girone è stato provocato dal fatto che il Tribunale dell’Aja, chiamato in causa da noi, ha stabilito che i due marinai italiani possano attendere la sentenza standosene a casa loro invece che in India. La sentenza è attesa nel 2018 o 2019, dunque per il momento sulla vicenda cala il sipario. Renzi, venerdì, quando era diventata ufficiale la notizia che Girone sarebbe tornato oggi, aveva rilasciato la seguente dichiarazione, tramite un tweet: «Confermiamo la nostra amicizia per l’India, il suo popolo, il suo governo. E diamo il benvenuto al marò Girone che sarà con noi il 2 giugno». Aveva anche commentato l’ondata di critiche che ha accompagnato fin dal primo momento tutta la storia: «Trovo inutili le polemiche su questo».  

Come mai, alla conclusione di questo primo tempo del caso, un premier deve sentire il bisogno di ribadire l’amicizia per il popolo indiano? A naso direi che il popolo indiano, verso di noi, non si è comportato proprio benissimo.
Si tratta di ristabilire i rapporti con quel grande paese al termine di un periodo in cui la vicenda dei fucilieri li ha parecchio intaccati. Gli vendiamo merce per appena tre miliardi e ne compriamo per quattro, numeri che non hanno troppo senso dato che loro sono un miliardo e duecento milioni di persone e hanno bisogno di tutto. Credo che anche il presidente indiano Modi sia contento della soluzione: non si è compromesso con i suoi, che non gli avrebbero perdonato un cedimento all’Italia. La castagna marò gli è stata levata dal fuoco dal Tribunale dell’Aja.  

Perché gli indiani ce l’hanno tanto con noi?
È per via di Sonia Gandhi, che viene chiamata con disprezzo «l’italiana», nonostante che lei si rifiuti da un pezzo di parlare italiano, persino con gli italiani che le capita di incontrare. Quando avvenne l’episodio dei marò era al potere proprio il partito di Sonia, comandava suo figlio Rajiv e ci sarebbero state dopo poco le elezioni. Il fuoco delle accuse all’Italia serviva a colpire la padrona del Paese, che infatti adesso è ridotta a una rappresentanza trascurabile in Parlamento. Bisogna però che durante il periodo dell’arbitrato l’Italia si comporti con prudenza. Il caso dei marò è scomparso ormai dalle prime pagine dei giornali indiani - cosa che ci ha aiutato - ma la sensazione di un cedimento da parte del presidente Modi o l’esibizione di una qualche arroganza da parte nostra farebbe subito tornare il caso alla ribalta.  

Che cos’è quell’accenno al 2 giugno di Renzi?
Qualcuno aveva pensato di far marciare Girone il 2 giugno, durante la sfilata per l’anniversario della Repubblica. Ecco, questo sarebbe un gesto di interpretazione dubbia, e infatti i nostri hanno rinunciato. È probabile che Girone sia ospitato in qualche tribuna delle autorità. Ma non più di questo.  

In che consiste, alla fine, questo contenzioso con l’India? Dall’episodio sono passati quattro anni.
I militari che scortavano la petroliera Enrico Lexia, giunti in prossimità delle coste del Kerala, videro avanzare verso di loro una nave battezzata Saint Anthony e credettero di scorgere a bordo uomini armati, cioè pirati. Era il 15 febbraio del 2012. I nostri dicono di aver sparato in acqua e in aria, ma gli indiani sostengono che spararono invece agli uomini della nave. Fatto sta che, attirati in porto, due dei nostri fucilieri vennero accusati di omicidio e arrestati. Seguirono polemiche a non finire, non solo su quello che era veramente successo, ma anche sulla posizione della Enrico Lexia al momento della sparatoria, se si trovasse a 30 miglia, cioè in acque internazionali, oppure a 20 miglia e quindi nelle mani degli indiani. Dopo, noi commettemmo parecchi errori e loro parecchie irregolarità. Pensi che ancora oggi non è stato formulato nei confronti di Girone e Latorre un capo d’accusa.