Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 28 Sabato calendario

Obbligo di sobrietà (e polemiche) nella Raitre targata Bignardi

 Il dieci maggio una circolare arrivata ai giornalisti di Rai Parlamento chiedeva un cambio di registro per tutti. Niente cravatte sgargianti per gli uomini, niente braccia nude o accessori vistosi per le donne. Al Tg2, in una riunione di poco tempo fa, si consigliava alle conduttrici di non usare scollature eccessive. E a Raitre, la direttrice Daria Bignardi ha convocato i capi scenografi, trucco e costumi per parlare del nuovo stile da imporre: più semplice, adatto a una televisione di informazione e non all’intrattenimento da seconda serata. Meno tacchi alti e meno trucco, niente abiti da sera in pieno giorno.
La Rai dell’epoca postberlusconiana si interroga sulla sua immagine e va in confusione. Le conduttrici di Rai3 sono per la verità più preoccupate – in questo momento – della sorte dei loro programmi, di cui non sanno nulla a un mese dalla presentazione dei nuovi palinsesti. Ma il “codice” emanato fa rumore, anche se un capostruttura minimizza: «Era una riflessione generale sul non proporre ai giornalisti e alle giornaliste di vestirsi come chi fa intrattenimento. Stiamo facendo un grande restyling per aggiornare le scenografie dei programmi del mattino che erano ferme agli anni Settanta e con l’occasione abbiamo parlato anche di trucco e costumi, com’è normale».
Non è così per il centrodestra, che attacca: «Compagne, vietato portare i tacchi. Dopo gli editti bulgari, le cacciate dei giornalisti scomodi, continua l’opera di omologazione della Rai», dice Daniela Santanchè di Forza Italia. E ancora: «La direttrice vuole vietare tutto: niente orecchini vistosi, niente scollature, colori tenui. Oramai la Rai è in mano a direttori stile Kim Jong-un. Siamo alla negazione della femminilità, dell’eleganza». Si unisce Gianfranco Librandi, deputato di Scelta Civica: «Non avrebbe senso imporre un simile diktat: sarebbe come tornare indietro di anni perché negare la femminilità ha oggi un senso decisamente anacronistico». Chi conosce il reparto “vestiti di scena” della Rai a Roma parla di giacche con le spalline e jeans slavati con i teschi di Swarovski applicati sopra. Insomma, non è che il problema non ci sia. Anche se – bisogna dirlo – quei capi le conduttrici tendono a lasciarli nei camerini, spesso usando quelli portati da casa. Nessuno ha ancora capito se Daria Bignardi si riferisse a qualcuno in particolare, se ci sia una trasmissione nel mirino o uno stile meno adatto di altri. Del resto, non accade solo a Rai3. Al Tg2 c’era stato clamore per il caso di una conduttrice vestita con un tubino di lattice molto aderente. E l’invito informale a evitare scollature. Al Tg Parlamento, il 10 maggio, il direttore Gianni Scipione Rossi ha emanato una circolare che agli uomini richiede «giacca tinta unita o gessato sobrio di colore blu o grigio» e cravatte senza fantasie o colori sgargianti. E per le donne: «Tinta unita o fantasia sobria (ok righe, vietato il floreale), evitando assolutamente marrone viola e loro derivati». Fin qui, si tratta di esigenze tecniche: le riprese televisive e le fantasie – o il viola – non sono mai andate d’accordo. Ma poi: «Vietate le braccia scoperte. Per quanto riguarda gli accessori (orecchini, collane, spille) attenersi alla massima sobrietà».