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 2016  maggio 28 Sabato calendario

Ronaldo in cerca di un posto nella storia

Davanti al gruppo a petto in fuori. Cristiano Ronaldo corre in testa alla squadra sul prato di San Siro: si distingue, fa il leader o scappa via. Difficile capire cosa ci sia dietro quel sorriso orgoglioso. Di certo ha voglia di farsi vedere.
Si scalda con giocate di tacco nell’ultimo allenamento, la passerella che lo porta dritto a una finale buona per un altro record e per un posto fisso nella storia del Real Madrid. Un club che solo l’anno scorso sembrava stanco di lui. Sta in una società che cambia campioni come fossero mutande e la schiera di leggende è già così affollata che è difficile scalfire il presente, trovare uno spazio che regga l’esposizione dell’ultimo trofeo. Ronaldo lo sa, è al Real da sette anni, ha fatto innamorare il pubblico ma non ha ancora superato il livello della consacrazione. Essere tra i fenomeni non è abbastanza e Ronaldo ne è la prova vivente perché è già stato esattamente dove è ora: dentro una finale contro l’Atletico Madrid. Ha già vinto un derby, segnato nella partita decisiva, ha già beffato questo stesso avversario nella notte più perfetta che c’è, a casa sua, in Portogallo. Ha già vinto la Champions con questa maglia, ha già consegnato una Coppa epica al presidente e dopo la Decima ora conta solo l’Undicesima. Il sigillo definitivo sulla carriera in blanco. Il salto nel cerchio di fuoco.
È lui la stella più brillante
Nel 2014 si sentiva unico. Nel 2015 era già ingombrante, nel 2016 è di nuovo un idolo e Zinedine Zidane lo ha aiutato a portare il ruolo, a sfruttare l’onda del talento senza opporre resistenza. Se Ronaldo segna stasera a Milano, sul campo dove il Real non ha mai vinto una partita ufficiale, sarà il solo giocatore che ha firmato un gol in tre diverse finali di Champions. Se stasera vince entra comunque nella bacheca del club insieme con la Coppa. Non ci saranno ombre, né Lionel Messi con la sua collezione di Palloni d’oro, né Gareth Bale con l’adorazione di Florentino Perez, solo Cristiano. Per questo il campione ha fretta, tira il gruppo dalla discesa dell’aereo che atterra a Melpensa a mezzogiorno, a quella dal pullman che lo consegna alle urla della gente davanti all’hotel: «Cristiano, Cristiano». Lui alza il telefono per salutare, con il blazer abbottonato sopra la camicia e le cuffie bordate d’oro intorno al collo. Pronto come non lo è mai stato.
Dolore passato
Ha un leggero fastidio alla gamba destra, un dolore rimediato tre giorni fa e domato dalla voglia, anzi dal bisogno, di esserci. Concentrato, protagonista, ormai essenziale nonostante le sue pose. Sul volo i compagni si fanno le foto con Richard Gere e postano scatti hollywoodiani, lui resta fermo al selfie con il fratello ed esibisce affetti familiari. Il divo è lui, non si scherza e non è proprio il momento di distrarsi a un passo dal trionfo, quello destinato a durare. Una Champions si potrà anche dimenticare, due no. Due sono per sempre.
Dopo potrà scegliere di rimanere «fino a che smetto di giocare», come racconta nelle serate degli sponsor, o farsi ricoprire d’oro da qualche altra parte. Parigi o Manchester per una reunion con Mourinho, valgono pure le mete esotiche. Non importa, il suo agente Jorge Mendes è arrivato ieri sera a Milano e si sarà portato il catalogo delle offerte. Se oggi Ronaldo perde sarà uno dei tanti grandi nomi passati da lì, ma se vince sarà un pezzo di Real qualsiasi strada decida di prendere. Forse a quel punto si sentirà così a casa da voler restare davvero.