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 2016  maggio 28 Sabato calendario

C’è un superbatterio che resiste a tutti gli antibiotici. Il caso in Pennsylvania

È una donna, ha 49 anni, vive a Filadelfia ed è resiliente a ogni tipo di antibiotico. È il profilo del «paziente 0», il primo caso mai riscontrato negli Stati Uniti di essere umano affetto da un’infezione che lo rende immune a qualsiasi cura antibiotica attualmente in circolazione. Nell’organismo della donna è presente un «super-batterio» inattaccabile identificato come escherichia coli e intercettato dalle analisi delle urine condotte in laboratorio. A individuarlo sono stati gli scienziati del dipartimento della Difesa Usa che hanno condotto una serie di controlli incrociati pubblicati sulla rivista della Società americana di microbiologia Antimicrobial Agents and Chemotherapy.
Un risultato inquietante visto che il batterio in questione è resistente persino al potentissimo antibiotico «colistin», tanto da essere stato etichettato come «batterio degli incubi», anche perché può essere trasmesso e arriva a uccidere, in alcuni casi, sino al 50% delle persone contagiate. Le condizioni della paziente portatrice dell’agente patogeno sono per ora buone, ma il rapporto spiega che gli esperti dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) stanno indagando sulle modalità in cui la donna avrebbe contratto il micro-organismo, e potrebbe essere necessario un suo ricovero, qualora non sia già avvenuto. La certezza è che la donna non ha viaggiato nei cinque mesi precedenti alla individuazione del batterio e nel frattempo le autorità sanitarie della Pennsylvania stanno contattando familiari e conoscenti per accertare che l’infezione non si sia diffusa. «I rischi sono elevati se lo scenario è quello dell’inizio di un’era post-antibiotici» avverte Thomas Frieden, direttore del Cdc. Il «superbug» è stato esso stesso infettato con un piccolissimo frammento di Dna chiamato «plasmide» che ha trasmesso un gene chiamato «mcr-1» in grado di conferire resistenza al «colistin». «Questo crea una emergenza del tutto nuova – spiega lo studio condotto dal Walter Reed National Military Medical Center -. È davvero la prima volta che viene riscontrato il fattore mcr-1 in Usa».
Nel novembre scorso, la preoccupazione era scattata quando ricercatori cinesi ed inglesi avevano trovato batteri della razza resistente al colistin in maiali e alcune persone in Cina. La razza letale di escherichia coli – spiegano alcuni media specializzati – è stata poi individuata in altre zone dell’Europa. La scoperta anche in Usa, «ci sta mostrando che la strada di impiego degli antibiotici può essere arrivata quasi alla fine – dice Friedman – una situazione in cui non abbiamo nulla da offrire a pazienti in reparti intensivi o con semplici infezioni urinarie». Prima del superbag nel Paese la resistenza ad antibiotici era considerata responsabile di 2 mila casi di infezioni e 23 mila decessi l’anno. Ma con l’escherichia coli lo scenario potrebbe diventare ben più drammatico.
Il principale fattore di preoccupazione è la capacità del super-batterio di essere trasmesso dagli animali all’uomo, come spiega Gail Cassell, microbiologo di Harvard. L’unica difesa per ora a disposizione dell’uomo è la prevenzione «fai-da-te», ovvero lavarsi accuratamente le mani, pulire bene frutta e verdura. Per il resto nulla si può ancora, nonostante sin dagli Anni 90 gli scienziati ammoniscano sul rischio dello sviluppo di superbatteri. Un presagio sinistro di fatto ignorato dalle case farmaceutiche, almeno sino alla scoperta del «paziente 0».