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 2016  maggio 25 Mercoledì calendario

Viaggio a Rosenberg, lì dove gli austriaci stanno costruendo la frontiera di ferro anti-profughi

La sagoma del container copre la visuale del bosco. I gendarmi ci camminano intorno e si infilano in una palazzina beige, il quartier generale delle operazioni, per la consegna degli incarichi di servizio. «Facciamo solo il nostro lavoro», si schermisce un funzionario della Polizei.
Il punto sul versante ovest è lo stesso dove il 7 maggio gli agenti austriaci si erano seduti a riposo sul prato mentre a valle e lungo la ferrovia polizia e carabinieri fronteggiavano gli antagonisti. Siamo all’altezza della rotonda in fondo a via San Valentino, sulla strada statale dove termina la linea in vetro e acciaio del gigantesco Outlet Brenner Center. Qui un tempo c’era la frontiera.
Ecco: nei piani immutati del governo austriaco questo prefabbricato ospiterà uno dei check point ripristinati per il controllo dei migranti. «Un’invasione», nelle iperboliche dichiarazioni del governatore tirolese Gunther Platter. «Menzogne, frutto di propaganda a uso interno», ha replicato a muso duro Matteo Renzi. Ci risiamo. Tutto cambia e niente cambia in Austria: almeno da ciò che si vede qui al passo Brennero, e pure lungo la statale e l’autostrada che portano a Innsbruck. E sui treni, regionali e internazionali. È o non è questa una delle vie di transito predilette dai profughi?
Il giorno dopo lo stop all’ultradestra nazionalista di Norbert Hofer, quella che con la vittoria del verde Van der Bellen sembrava una partita chiusa, si riapre: se possibile più complicata di prima.
La rappresentazione plastica è il contingente di gendarmi schierati da ieri sui tratti dell’autostrada che da Brennero prosegue verso Nord: una cinquantina almeno. Ai quali se ne aggiungono i trenta a cui sono state affidate le ispezioni su treni e statale. Controllisui veicoli, posti di blocco. Eccoli gli agenti di “rinforzo” voluti da Vienna. Avanzano alla spicciolata nel pomeriggio assolato del Brennero. Alcuni salgono sui furgoni e raggiungono i Comuni austriaci più vicini al confine: Gries am Brenner, Sankt Jodok, Steinach am Brenner, Schönberg. Dice Giovanni Pederzini, assessore al Comune di Brennero: «Pensavamo che la storia, dopo due mesi di tira e molla, fosse finita con la stretta di mano tra Alfano e Sobotka. E invece sembra il contrario. Ormai si è capito: gli austriaci questi lavori li portano a termine. Non tornano più indietro. Basta vedere quanto materiale hanno portato in autostrada. Tutto questo genera confusione e timori».
Sulla linea di confine autostradale, 200 metri a est rispetto alla rotonda e al container, ecco il cantiere aperto da più di un mese nell’area di servizio Rosenberger. Altro che stop: i pilastri per la posa della tettoia che farà da copertura per gli agenti impegnati nel «management dei controlli di confine» sono stati predisposti, le canaline di scorrimento scavate, ci sono putrelle di ferro, le traversine, le pareti delle gabbie metalliche che dovrebbero comporre i 370 metri di reticolato anti-profughi.
Così almeno prevedeva il piano Brennero: è ancora congelato oppure no? «Avevamo ricevuto rassicurazioni – dice il sindaco Franz Kompatscher – Non capisco perché adesso l’Austria ha ri- tirato fuori il problema».
Sono in molti a non capirlo. E i numeri “ballano”. Dove sono i «40-50 migranti che ogni giorno viaggiano sui treni», diretti in Austria, di cui parla il governatore Platter? «Sono in mediaappena due o tre», sollevano le spalle in questura a Bolzano.
Di più. Secondo i dati forniti dal Viminale un incremento del flusso di migranti attraverso il Brennero c’è: ma in direzione opposta, ovvero in ingresso nel nostro paese con provenienza Austria. Insomma il contrario di quanto afferma Vienna.
Dall’inizio dell’anno sono entrati i Italia 3.468 stranieri, oltre 300 in più di tutto l’anno scorso. È il dato della polizia di frontiera che l’Italia comunicherà nelle prossime ore a Bruxelles per «dimostrare le menzogne di Vienna».
Ma intanto l’operazione Brennero va avanti. Con l’estrema destra pronta a cavalcarla. «Restiamo uniti – ha detto ieri lo sconfitto Norbert Hofer al popolo austriaco – Superiamo le ideologie». Già, ma fino a quando?