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 2016  maggio 24 Martedì calendario

Ritratto dello sconfitto, Norbert Hofer

Lo sconfitto ci riproverà tra sei anni, dice. È arrivato a un soffio dal diventare presidente dell’Austria, Norbert Hofer, ha cavalcato l’onda scura, forse bruna, che ha portato il suo Fpö, Partito della Libertà (illiberale), praticamente al 50% dei voti. Vuole tenere alta la tensione, fare in modo che il movimento non si sgonfi e dunque dà la prospettiva lunga: prima, dopo le prossime elezioni politiche che si devono tenere entro il 2018 ma che probabilmente saranno chiamate in anticipo, prevede che l’Fpö le vinca e il leader del movimento, Heinz-Christian Strache, diventi cancelliere (primo ministro), l’uomo di lotta; poi, quando il mandato del neopresidente Alexander Van der Bellen sarà terminato, vorrà sfidare lui o altri per il posto di capo dello Stato.
Il Partito della Libertà vuole dare l’impressione di guardare lontano. E Hofer, 45 anni, è la persona giusta per farlo pensare. L’Fpö è già entrato tre volte in governi austriaci e ogni volta è finita male: il governo è caduto quasi subito oppure il partito si è spaccato. È perché erano rissosi. Hofer è invece la faccia tranquilla, rassicurante, presidenziale di un fenomeno politico nato nel 1956 su iniziativa di un ex ministro dell’Agricoltura SS non pentito e che poi ha via via preso posizioni moderate ma è sempre rimasto chiuso, nazionalista, anti-immigrati e illiberale. Certo, anche Hofer ama le pistole: da poco ha comprato una Glock che ha fatto discutere ma durante la campagna elettorale ha assicurato che non l’avrebbe portata in ufficio se fosse diventato presidente. Ama i pittori revisionisti, sia strettamente nazionalisti sia pangermanici. Ha sostenuto che il giorno della vittoria degli Alleati in Europa «non è una giornata di gioia». Una volta si è presentato con un fiordaliso all’occhiello, simbolo dei nazionalisti pangermanici nell’Ottocento, poi fatto proprio dai nazisti.
Però si presenta bene. Ha la faccia pulita, non urla, dice le stesse cose del suo leader Strache ma non si mostra estremista. In origine tecnico nella compagnia aerea di Niki Lauda, nel 1994 ha iniziato a fare carriera politica seriamente. Durante la campagna per la presidenza ha alternato contenuti decisi con dichiarazioni rassicuranti. Per esempio ha detto che ci si sarebbe sorpresi del potere che un presidente austriaco ha: minaccioso per indicare che avrebbe potuto sciogliere il governo in carica (una Grande coalizione tra socialdemocratici e popolari). Poi ha però garantito che sarebbe stato il presidente di tutti gli austriaci.
L’obiettivo suo e di tutto il Partito della Libertà era di avvicinarsi al potere istituzionale del presidente e da lì aiutare la presa del potere politico nella cancelleria. Per ora, il progetto è stato fermato per un soffio da un professore di Economia, ecologista. Hofer, però, ha portato il suo partito illiberale al 50% dei voti, quota che è destinata a fare onde alte in Austria e in tutta Europa. Promette che tra sei anni ci proverà di nuovo.