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 2016  maggio 06 Venerdì calendario

Doina Matei torna in semilibertà, ma non può più usare internet

Probabilmente le restituiranno lo smartphone, ma non potrà mai più collegarsi a internet. Addio alle foto di lei felice e contenta che mangia pasticcini, in top e pantaloncini, o che sguazza al mare in bikini, postate su facebook. Il tribunale del Riesame di Venezia ha stabilito che Doina Matei – la romena condannata a sedici anni per aver ucciso nel 2007, in metro, a Roma, con un colpo di ombrello la ventitreenne Vanessa Russo – potrà riprendere a godere della semilibertà dal carcere della Giudecca, sospesa dopo lo scandalo per quegli scatti lanciati sul social network, a patto che si stoppi qualsiasi collegamento a internet.
Non hanno avuto dubbi i giudici: «La condotta serbata dalla Matei è stata connotata da una estrema leggerezza, ai confini della sconsideratezza», ma non per questo va accolta «la revoca della semilibertà» visto che «la violazione delle prescrizioni non è stata grave».
IMPEGNO SUL LAVORO
A fronte delle «trasgressioni» sono state in luce «il lodevole impegno sul lavoro» della detenuta (nelle ore di libertà cameriera), la regolare fruizione delle licenze premio e l’impegno nel volontariato. «Ed è proprio tale consistenza nel percorso di risocializzazione in corso», si legge nell’ordinanza, «che induce a valutare in maniera più ponderata le trasgressioni poste in essere dalla Matei e attribuire loro la natura di deviazioni sicuramente inopportune per le conseguenze di un rinnovato, acuto, dolore, che hanno provocato nelle persone offese dal reato, ma non tali da inficiare il processo rieducativo». D’altra parte, viene specificato, «non potranno certo essere lenite da qualunque decisione di questo tribunale che comprende tutto lo sgomento e finanché l’incredulità dei congiunti della giovane vittima a fronte della diffusione via internet delle foto della condannata, ancora in esecuzione della pena, che sorride incurante dell’eterno dolore cagionato».
Da qui la decisione: sì alla riammissione della semilibertà a patto che «si impedisca l’accesso a tutti i social network (facebook, instagram, twitter etc» e comunque «a internet» e che si provveda a contatti «più assidui con gli operatori». Perché Doina ha «confessato» di aver chattato su facebook («per parlare con gli amici e soprattutto coi figli») senza avere la consapevolezza di violare le prescrizioni penitenziarie.
I TABULATI DEL CELLULARE
La polizia postale dai tabulati dello smartphone che – veniva consegnato ogni mattino alla detenuta in vista della libera uscita fino alla sera (e che doveva essere utilizzato solo per telefonare in carcere) ha calcolato in pochi mesi 237 collegamenti a internet. Ora Doina dovrà aspettare che l’amministrazione penitenziaria fissi le nuove e più rigide prescrizioni per riassaggiare la vita fuori dalla sbarre. Intanto ha annunciato che a pena espiata «andrò via dall’Italia» per non arrecare ancora offese ai genitori di Vanessa. Per i legali di Doina, Nino Marazzita e Carlo Testa Piccolomini la sentenza ha riaffermato «un principio di civiltà giuridica, il recupero del condannato. Resta sconfitta quella parte dell’Italia meno sensibile che vorrebbe far tornare il nostro Paese nel Medioevo».