Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 05 Giovedì calendario

Dove c’è il sindaco del Pd le tasse sono più alte

Paese che vai, sindaco del Pd che trovi e stangata assicurata per le imprese. Il riassunto della ricerca realizzata dalla Cna è sostanzialmente questo: le pmi dovranno lavorare fino al 13 agosto per pagare tutte le imposte, ma a Reggio Calabria il tax free day si potrà celebrare solo il 24 settembre. Perché? Perché il capoluogo calabrese ha il titolo di città d’Italia con la fiscalità più elevata: il 73,2% del reddito d’azienda se lo prende l’erario. Seconda Bologna, con il Total tax rate al 71,9% e terza si piazza Roma (69,8%). Nella Capitale un artigiano con 50mila euro di reddito ne paga circa 36mila di tasse dei quali 14mila sono Imu, Tari e Tasi (+61% sul 2011). Come si vede, non c’è distinzione fra Nord, Centro e Sud. L’unico denominatore comune è la matrice politica.
La predominanza piddina nelle amministrazioni locali non è un’argomentazione sufficiente. È evidente che sindaci e governatori di centrosinistra compensano i tagli dei trasferimenti pubblici con un aumento delle aliquote. E anche laddove le amministrazioni cercano di alleviare le sofferenze, ci pensa il governo a dare la mazzata rendendo indeducibili alcuni tributi. Il 60,9% di tassazione media in Italia, di fatti, «rimane intollerabile (19,4 punti in più della media europea) e fortemente penalizzante per l’attività imprenditoriale», osserva la Cna.
Non resta che osservare il resto della classifica: Catania, è quarta con il 68,5%, mentre la Firenze dell’alter ego renziano Dario Nardella si piazza quinta pari merito. Sesta Bari (67,9%). La Napoli di Masaniello de Magistris è settima (67,8%), appaiata al 66,8% di Salerno, patria del governatore De Luca. Scivola al settimo posto (era terza), 67,8% davanti a Salerno, rimasta ottava, con il 66,8%. All’opposto, l’«Eden» delle imprese è Gorizia, dove l’incidenza del peso delle tasse si ferma al 54,4 per cento. Forse è un caso, ma il capoluogo del Fvg è guidato dall’ex parlamentare di Fi, Ettore Romoli. Segue Cuneo (54,5%) alla pari con Belluno, mentre nella top ten dei comuni meno onerosi entra Arezzo (55,4%), anch’essa amministrata dal centrodestra.
L’Osservatorio della Cna prevede per il 2016 un lieve incremento del Total tax rate (+0,1 punti percentuali), destinato a salire al 61% complessivo. L’incremento deriva dall’aumento programmato dell’aliquota dell’Ivs (Invalidità-vecchiaia-superstiti) e dalla contribuzione previdenziale della Cassa artigiani e commercianti (cresciuto di altri 0,45 punti percentuali). Ecco perché la Cna ha proposto di cambiare verso alla politica fiscale del governo Renzi. Tra le richieste la principale è la completa deducibilità dal reddito d’impresa dell’Imu sugli immobili strumentali. Cna chiede inoltre di utilizzare le risorse provenienti dalla spending review (quando mai verrà effettuata seriamente) per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese.