Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  maggio 03 Martedì calendario

Luca Toni ha deciso di ritirarsi?

Quando quel lungagnone si presentò alla Lodigiani nell’estate del 1998, capelli lunghi e ciabatte ai piedi, l’allora direttore sportivo Rinaldo Sagramola lo squadrò da lontano e mormorò a chi gli stava vicino: «Ma chi è quello, un bagnino?». Eppure l’aveva voluto lui, quel lungagnone. Che a fare il bagnino, o qualsiasi altro mestiere che non fosse il calciatore, ci era andato parecchio vicino qualche mese prima: al Fiorenzuola, sotto Cavasin che non lo faceva giocare, il ventenne Luca Toni, nato centrocampista e diventato attaccante all’età di 13 anni quando i centimetri avevano cominciato ad arrampicarsi uno sull’altro, aveva pensato di smettere di giocare. La storia non sarebbe mai iniziata. La storia dell’ultimo grande centravanti italiano, l’ultimo 9 campione del mondo con la maglia azzurra.
ADDIO? Questa storia, come tutte, prima o poi avrà una fine. Quel momento sembra arrivato. Domani Toni si presenterà in conferenza stampa per parlare del suo futuro. Il campionato con il Verona è già finito nel peggiore dei modi e tra una ventina di giorni gli anni di Luca saranno trentanove. Il ritiro è un’ipotesi più concreta che mai. L’attaccante deve ancora parlare con il presidente dell’Hellas Maurizio Setti, che potrebbe – dovrebbe – offrirgli un ruolo soddisfacente in società. Intanto, domenica prossima, contro la Juventus, Toni farà la passerella davanti al suo pubblico per l’ultima in casa con la maglia dell’Hellas (Delneri permettendo: ultimamente, il tecnico lo ha lasciato fuori spesso...), la maglia con cui Luca Toni ha scritto gli ultimi straordinari capitoli di una carriera che più di una volta è sembrata conclusa. Potrebbe succedere ancora, chissà: proseguire altrove è comunque una possibilità anche se davvero molto lontana. Del resto, «finito» è un aggettivo che gli è stato accostato spesso. E ogni volta Toni l’ha respinto nello stesso modo con cui ha sempre spostato gli avversari.
LA CRESCITA L’ultima volta che Luca Toni si è visto sbattere una porta in faccia è stato proprio ai tempi del Fiorenzuola. Non in campo: in discoteca. Colpa di una ragazza dai capelli rossi: si chiama Marta e diventerà la compagna della sua vita. In campo le porte si aprono. Quindici gol con la Lodigiani in C1, altri 15 l’anno dopo in B con il Treviso. Di lui si ricorda Sagramola, che regala a Toni la Serie A. L’esordio arriva il 1o ottobre 2000: la cornice è una promessa di gloria, lo stadio Meazza, il risultato un po’ meno. 2-0 per il Milan. Ma la pagella della Gazzetta vede giusto: «Toni, 6. Un colosso che debutta in A senza fronzoli: cerca di far valere il suo peso in area, ed è abbastanza convincente». Dopo 9 gol in 31 partite c’è il Brescia. Altri incontri fatali: con Roberto Baggio e Guardiola. Toni è pronto a diventare grande. Ma per farlo riparte dalla B. Da Palermo: 30 gol per la promozione, 20 la stagione successiva di nuovo in A. L’apice è vicino: Luca Toni va alla Fiorentina, si laurea capocannoniere del campionato con 31 reti – dal 1959-60 nessuna aveva segnato tanto, fino a Higuain... – e Scarpa d’oro, poi l’apoteosi in Germania. Mondiale da protagonista: doppietta all’Ucraina nei quarti, titolare in finale a Berlino, la gloria. L’Italia campione del mondo.

LA SECONDA GIOVINEZZA
Poi la scelta del Bayern: a 30 sembra l’ultimo contratto della vita. Luca lo onora con il titolo di capocannoniere: 24 gol. Altri 14 l’anno dopo, ma in Germania le cose si complicano. Non gioca più. Ecco, il centravantone è arrivato alla fine. Invece no: a gennaio lo prende la Roma, scudetto sfiorato. Luca ricomincia dal Genoa: appena 3 gol fino a gennaio. Son tempi duri. Alla Juve non va molto meglio (anche se segna il primo gol – non ufficiale – allo Stadium: nell’amichevole con il Notts County). L’approdo negli Emirati, all’Al Nasr, sembra il crepuscolo. Anzi, la notte: un dramma privato allontana ulteriormente Luca dal calcio. E invece la fine si allontana ancora. Si presenta di nuovo la Fiorentina: 8 gol annunciano la seconda (o terza?) giovinezza. Vissuta con l’Hellas. Nessuno ci crede, che Luca Toni conti ancora qualcosa. E invece ci si mette a contarne i gol: subito 2 al Milan, 20 il primo anno, 22 nella stagione scorsa. Capocannoniere con Icardi, a 38 anni è il più vecchio a riuscirci e il primo italiano a vincere la classifica marcatori con due club diversi. Supera i 300 gol in carriera. Di testa, ovvio. Ma anche di piede, di forza, d’astuzia. Esemplare in campo e fuori, o non sarebbe arrivato fino qui. Per quelli come lui, c’è una parola sola. Non bagnino: campione.