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 2016  maggio 03 Martedì calendario

Le banche oggi sono come le montagne russe, meno tempo ci si sta meglio è

Per molti commentatori il nuovo pesante scivolone borsistico dei titoli del credito deve buona parte della sua caduta alla sorpresa sulla Vicenza che non si quoterà. Definirla sorpresa è quanto mai azzardato, dato che l’esito più che freddo delle sottoscrizioni era ampiamente noto.
Certo la caduta dei titoli delle banche, dopo l’ufficializzazione della notizia nel primo pomeriggio, ha visto un’accelerazione ma il calo era in realtà già in atto. Ci si poteva aspettare che sia il provvedimento del Governo sul fronte delle procedure fallimentari, sia il tanto atteso decreto sul rimborso degli obbligazionisti delle varie Etruria & C. potesse in realtà sgombrare un po’ il campo dal nervosismo che aleggia sul settore del credito ormai da inizio del 2016. Non è stato così e certo l’esito finale della ricapitalizzazione della Vicenza, finita tutta nelle mani di Atlante, non può che aver contribuito. Ma imputare alla sola vicenda dell’ex banca di Zonin, il nuovo crollo in Borsa non aiuta. Chi guarda da vicino i grafici degli andamenti vede che l’intero settore, entrato nel mirino pesantemente a inizio gennaio, ha vissuto almeno 4 fasi. Il drammatico crollo fino alla prima decade di febbraio; un primo rimbalzo fino a metà marzo; un altro scivolone e poi un nuovo recupero nel mese di aprile. Recupero interrotto nelle ultime sedute. Mercato volatile come non mai e soprattutto preda di ogni suggestione possibile che diviene spesso comodo alibi per prendere profitto dopo i rimbalzi. Un mercato che quindi non prende posizione convinta sui titoli del credito, ma fa del trading spinto la sua vocazione. Un segno palpabile di pessimismo. Non ci si azzarda a montare posizioni forti, si vive alla giornata e se si cavalcano i rimbalzi è solo per vendere successivamente. Basta guardare a qualche titolo per comprendere l’atteggiamento del mercato. Stupirà forse i meno avvezzi sapere che Mps nell’ultimo mese ha fatto un balzo del 33% o che Carige sia salita del 15% in soli 30 giorni; e la Popolare dell’Emilia abbia segnato un +17%. Sarà passato inosservato al popolo dei cassettisti o agli investitori di lungo corso dato che solo da inizio anno sia Mps che Carige sono in perdita del 45% e la Popolare dell’Emilia è in rosso del 30%. Del resto è lo stesso indice di settore il Ftse all share banks a fotografare bene la situazione: quel rialzo del 4% nell’ultimo mese non lenisce la perdita cumulata del 30% patita da inizio anno. Cosa vuol dire? Che le banche oggi sono come le montagne russe e che meno tempo ci si sta meglio è. Mordi e fuggi. Appena si recupera parte delle perdite o si è avuto l’acume o meglio la fortuna di entrare in un momento di minimo si vende appena possibile. Il mercato lavora a strappi sulle banche. Troppa incertezza di fondo. Non basta evidentemente a rassicurare gli investitori nè l’aver schivato ogni possibile bail in, nè le buone intenzioni sullo smaltimento delle sofferenze, senza danneggiare troppo i bilanci, che il neonato fondo mutualistico Atlante promette. E neanche il decreto che dovrebbe (in teoria) velocizzare i tempi di recupero dei crediti malati. Non è tempo per la Borsa di facili entusiasmi, visto che tempi, modi ed efficacia per l’aggressione alla montagna delle sofferenze, sono ancora del tutto aleatori. Mentre sono più concreti i futuri scogli come gli aumenti di capitale di Veneto banca e del Banco Popolare. E la stessa Vicenza salvata, deve cominciare da domani il suo vero lavoro: smaltire senza nuove perdite i 5 miliardi di crediti malati netti (il 20% del portafoglio) che ancora ha in pancia. Ecco perchè c’è da aspettarsi, nell’immediato futuro, una stagione in cui la volatilità sui titoli del credito non mollerà certo la presa. Sarà terreno di caccia solo per chi è abituato a cavalcare le montagne russe. Il tempo di un re-rating generalizzato per il comparto è di là da venire.